San Martino in Rio (Reggio Emilia), 2 novembre 2013 - La burocrazia rischia di bloccare un maxi investimento destinato a un magazzino per la stagionatura del Parmigiano Reggiano. Eppure la mancanza di spazi nella realtà reggiana era una nota dolente già prima del terremoto del maggio 2012. Il sisma ha peggiorato la situazione, pur se molti posti-forma sono stati recuperati col tempo, con la ristrutturazione di depositi e magazzini di caseifici. E adesso ci vorrebbero altri spazi di stagionatura. Gli investimenti privati non mancano, pronti a creare infrastrutture moderne e, di conseguenza, nuovi posti di lavoro. Dunque, si dovrebbe trattare di operazioni da appoggiare, da favorire, con il massimo impegno degli enti pubblici. Invece, non sembra affatto facile avviare il progetto sul nuovo grande magazzino moderno e automatizzato previsto in un’area agricola a San Martino in Rio, nella Bassa Reggiana, su cui da tempo è in corso un braccio di ferro. Le novità più recenti sono date dal no della Provincia di Reggio alla variante comunale che avrebbe consentito di trasformare un’area agricola dismessa in una struttura per oltre 650mila forme.

E ora il rischio è che l’imprenditore che ha ideato il progetto — Dante Bigi, della Nuova Castelli Spa con sede nella zona annonaria a Reggio — decida di spostare altrove la «location», accettando le proposte che arrivano da fuori provincia. Ciò significa, per il territorio reggiano, perdere un investimento di almeno 30 milioni di euro per il magazzino, più altri 30 per un’altra struttura produttiva, oltre alla possibilità di creare nuovi posti di lavoro: si parla di ben 200 nuove opportunità per l’occupazione, tra i 50 addetti che servirebbero al magazzino e 150 nell’annessa area produttiva. Non male in un paese di circa ottomila abitanti che, come ogni altro territorio, sta facendo i conti con imprese che rischiano di chiudere, cassa integrazione e rischio di nuovi licenziamenti. Senza contare il progetto di un nuovo stabilimento produttivo, con ulteriori vantaggio per l’occupazione. Ma secondo la Provincia di Reggio, il progetto presentato da una società (a cui aderiscono imprenditori del settore, Magazzini Generali e istituti di credito) per la realizzazione del nuovo magazzino del Parmigiano Reggiano non sarebbe conforme a una legge regionale sulla tutela del territorio. Occorre riformulare il piano d’intervento.

Bene. Anzi no. Perché l’iter burocratico prevede almeno sette, otto mesi di tempo prima di poter riparlare dell’argomento delle stanze del Palazzo. Ma l’imprenditore Dante Bigi tutto quel tempo non l’ha, perché la struttura gli serve in tempi brevi, molto più brevi di quelli prospettati dalle «scadenze» della Provincia. «Il mercato non aspetta», ribadisce Bigi, che deve lavorare secondo le esigenze del mercato piuttosto che rincorrendo gli iter burocratici. «Un problema tutto italiano…», si potrebbe pensare. E invece no.
Perché se da Reggio si alzano gli ostacoli, dalle confinanti province di Parma, Modena e Mantova arrivano inviti da numerosi amministratori pubblici, pronti ad accogliere il moderno magazzino di formaggio sui loro territori. A braccia aperte. E così il progetto potrebbe sconfinare. E con il nuovo magazzino si sposterebbe pure la sede della Nuova Castelli.

Antonio Lecci