Marco Innocenti

MONTECATINI TERME (Pistoia), 5 novembre 2013 - «IERI SONO ANDATO in un cantiere. Ma non cantava nessuno». Con questa sua freddura Ettore Petrolini avrebbe certo fotografato la situazione vissuta da Montecatini, di cui il celebre comico fu affezionato frequentatore. Le Terme Leopoldine, volute a fine ’700 dal granduca Pietro Leopoldo, sono da quattro anni un buco nero che ingoia milioni di euro. Il calcolo a oggi sfiora i 29. Terme di Montecatini è una società per azioni, quindi di diritto privato, ma i soldi con cui vive sono pubblici al 100% — della Regione Toscana e del Comune, coproprietari al 50% — oppure arrivati dalla vendita del patrimonio immobiliare aziendale, prima vastissimo e ora sempre più magro. O ancora soldi prestati dalle banche: debiti che gravano sull’azienda in maniera sempre più insopportabile. È nel 2009 che si decide di trasformare le Leopoldine in un bagno in stile Roma antica e in un’enorme piscina d’acqua termale all’aperto. Il progetto è affidato al guru dell’architettura Massimiliano Fuksas. Nella primavera 2009 il preventivo non è così terrificante: 15 milioni di euro, si dice. Oggi siamo a 29 e il cantiere, arrivato a metà strada, è fermo da due anni e mezzo. Come è possibile che in quattro anni la spesa sia cresciuta del 93%?

L’8 MARZO 2007 il Cda delle Terme sottoscrive il contratto con Fuksas, che nel luglio consegna il progetto preliminare. Si badi bene: preliminare, non esecutivo, quindi assai approssimativo. Il preventivo di spesa indicato è di 14.960.000 euro: 5 milioni per la piscina e 10 per il Bagno Romano. Nell’aprile 2008 è formalizzata la trattativa con il pool di banche capeggiato da Bnl per finanziare il progetto. Il 30 dicembre 2008 l’amministratore unico, Giovanni Fiori, firma l’accordo con le banche. Bnl e soci si impegnano a erogare 33,8 milioni di euro: 8 subito per consolidare il debito delle Terme verso altre banche; 5 milioni per l’Iva; 20,5 milioni per investimenti alle Terme Redi (ancora da completare) e alle Leopoldine. L’erogazione dei 20,5 milioni avverrà in base allo stato di avanzamento dei lavori.

A INIZIO 2009 Fiori mette a gara le Leopoldine per avviare il cantiere. Ma c’è il colpo di scena: le Terme ricevono una lettera dello studio Fuksas, datata 23 febbraio, che mette in guardia l’azienda: la stima dei 15 milioni riguarda «solo la parte edile-architettonica». Sono esclusi gli onorari di Fuksas, collaboratori e gli altri professionisti incaricati, restauro, impianti idraulici, arredi, attrezzature. Milioni di euro per voci indispensabili. Come trovarli? I lavori a giugno 2009 comunque partono e subito arriva la mazzata: 1,5 milioni di euro per restauri imposti dalla Soprintendenza, che poi saliranno a 2,5-3 milioni. Nel maggio 2010 Fiori va davanti al consiglio comunale e parla di maggiori costi: da 15 si sale a 19 milioni. È l’avvisaglia del tracollo.

I FONDI finiscono e a fine marzo 2011 le imprese costruttrici bloccano l’opera. A maggio 2011 una perizia delle Terme parla di una maggiore spesa salita a 7 milioni (dai +4 del 2010). Il 7 luglio 2011 altra perizia e costo totale a quota 23,5 milioni, «non definitivo», che salgono infatti a 26,2 milioni per gli interventi imposti da Asl, vigili del fuoco e Soprintendenza. Il nuovo amministratore unico Fabrizio Raffaelli, nominato nel giugno 2013, fissa il costo in 28.050.000, in ulteriore crescita. E di operai al lavoro ancora nessuno parla.