Roma, 7 novembre 2013 - Mentre sul caso delle baby-squillo romane emergono le intercettazioni choc, la procura avvia gli interrogatori dei clienti, e si parla anche dei numeri del fenomeno della prostituzione minorile, che arruolerebbe in Italia tra le 7 e le 10mila vittime a seguito di tratta.

Intanto il fenomeno sembra allargarsi a macchia d'olio, e dopo lo scandalo dei Parioli ne emergono altri a Milano, a L'Aquila.

IL CASO DI MILANO - Sono otto finora le ragazzine che, secondo l’equipe del professor Luca Bernardo, direttore del reparto di pediatria dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano, si prostituiscono a scuola, a Milano, segnala il Corsera, ma il fenomeno probabilmente è molto più esteso.

I coetanei le chiamano “ragazze doccia” perché fanno sesso quotidianamente: sono adolescenti, quasi sempre già benestanti, che si prostituiscono a scuola, non per soldi ma per beni materiali. Gli istituti frequentati sono prevalentemente privati. Nelle prime ore, domanda e offerta vengono contrattate sui telefonini, poi si passa in bagno dove le ragazze accettano anche piu’ di un cliente a testa, a seconda di quanto possono offrire i loro coetanei. Secondo il professor Bernardo alcuni ragazzi farebbero già da procacciatori di clienti e il timore é che nel giro stiano entrando anche dei clienti adulti.

L'INDAGINE DI ROMA - I clienti delle due baby squillo dei Parioli saranno sentiti dagli inquirenti della Procura della Capitale. I magistrati vogliono accertare se qualcuno di quelli citati dalle ragazze nel corso degli interrogatori si è reso conto o meno del fatto che le due giovani erano minorenni.

Intanto è fissata per il 12 novembre prossimo l’udienza del tribunale del riesame per l’esame della legittimità delle ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse nei confronti dei tre indagati, tra cui la madre di una delle lucciole. Nei confronti di chi è sotto accusa il pm valuterà presto se chiedere il processo con il rito immediato.

INCHIESTA ALL'AQUILA -  La Procura della Repubblica dell’ Aquila ha avviato un’inchiesta sull’allarme prostituzione minorile all’Aquila lanciato ieri dal vescovo ausiliare del capoluogo abruzzese, monsignor Giovanni D’Ercole. Il vescovo ha riferito di essere stato informato da un medico dell’ ospedale dell’Aquila sul fatto che ci sono baby prostitute, anche con meno di 14 anni, che vendono il proprio corpo per una ricarica telefonica. D’Ercole ha mantenuto il più stretto riserbo sul nome del medico e sulle modalità con cui si è imbattuto in questi gravissimi casi.
Ora d’Ercole e il medico saranno ascoltati dai magistrati, probabilmente come persone informate sui fatti: ad occuparsi della complessa vicenda il pool di pm che ha la competenza di questi reati i quali hanno già acquisito i resoconti sui mass media.
“Vogliamo approfondire in tempi solleciti quanto denunciato da monsignor D’Ercole - spiega il procuratore capo, Fausto Cardella - con modalità che verranno decise dal pool competente su questi reati”.
Per ora si tratta di una indagine tecnicamente “preliminare”, “accertativa” che farà il salto di qualità qualora venissero trovate prove e riscontri ai gravi fatti riportati da D’Ercole.
Ieri, polizia e carabinieri, oltre che la procura, avevano detto che ufficialmente a istituzioni e forze dell’ordine non risultano denunce di casi del genere. Due anni fa su un’indagine approfondita, attivata da alcune segnalazioni, non emersero poi riscontri.

I DATI DA BRIVIDO - Yasmin Abo Loha, coordinatrice dei programmi di Ecpat Italia, rende noto numeri che fanno tremare le vene ai polsi. “Le stime in nostro possesso parlano di 7000/11000 vittime di prostituzione minorile a seguito di tratta in Italia. A queste potremmo aggiungere alcune centinaia di italiane che potrebbero essere costrette a prostituirsi da coetanei o da adulti a seguito anche di adescamenti online, come nel caso delle due adolescenti ai Parioli”.

La prostituzione minorile, spiega l’organizzazione, è un fenomeno sommerso, ed è fondamentale l’attivazione della banca dati dell’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia al fine di conoscere la reale entitàdel fenomeno.

“Il possesso e l’analisi dei dati sul tema della prostituzione minorile in Italia sarebbe il primo importante passo per poter attuare politiche di prevenzione e di contrasto” dice Abo Loha. Inoltre, aggiunge Ecpat, nel caso delle due adolescenti romane emerge con chiarezza la difficoltà da parte del genitore di svolgere al meglio il suo ruolo di educatore. Una difficoltà sempre più dettata dall’incomunicabilità tra due generazioni divise dalla tecnologia. Per queste ragioni Ecpat Italia ha scelto la strada dell’educazione-rieducazione: educare i bambini ad esigere il rispetto dei propri diritti, rieducare gli adulti affinché sappiano trasmettere ai propri figli i valori dell’affettivitàe della sessualità.

Infatti, dice Yasmin Abo Loha, “noi prediligiamo e investiamo tutte le nostre risorse nella prevenzione”. “Intercettare, prendere in carico, recuperare e reintegrare minori prostituiti é particolarmente difficile - prosegue - perché agire o pensare di trovare soluzioni solo quando il danno è già compiuto?”.
Proprio per questo Ecpat ha definito una serie di consigli pratici - consultabili su www.ecpat.it - per genitori e adulti, volti a rendere piu’ facile l’interpretazione di alcuni segnali importanti per prevenire casi di adescamento online o un uso scorretto di chat, pc, tablet, smarthphone.