Castellammare di Stabia (Napoli), 20 novembre 2013 - Sembrava il classico agguato di camorra, invece la sparatoria con un morto e un ferito avvenuta a Castellammare di Stabia era solo il frutto di una lite per un debito non pagato.

Sotto i colpi dell'aggressore, subito fermato, sono caduti Luigi Belviso, di 48 anni, e il figlio Francesco, di 20. La parentela delle due vittime con un giovanissimo killer di camorra e poi collaboratore di giustizia, Salvatore Belviso, affiliato al clan D’Alessandro, egemone della criminalità locale, che ha raccontato come e perché fu ammazzato il consigliere comunale del Pd, Gino Tommasino, avevano subito fatto pensare a un agguato per fatti di camorra.

In seguito, però, si appreso che la lite era scaturita da un lavoro di badante che la moglie della vittima aveva effettuato per l'omicida. Quest’ultimo, però, non aveva corrisposto alla donna il compenso pattuito e da qui era partita la lite verbale proseguita per alcune centinaia di metri. Gli animi si sono riscaldati e sono partiti i colpi di pistola (una calibro 7,65). Sul selciato gli investigatori hanno trovato tre bossoli e due ogive.

Al momento degli spari, intorno alle 19, nella strada si trovavano molte persone che affollavano la zona. Aveva da poco smesso di piovere e la gente si era riversata nelle strade. Le due vittime sono state trasportate all’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia. Luigi Belviso è morto subito, colpito al cuore da uno dei proiettili.

Il figlio è stato sottoposto a intervento chirurgico per un proiettile che lo ha ferito in parti non vitali, al fianco sinistro, ed è uscito dal gluteo. Durante l’intervento, la polizia ha dovuto blindare gli ingressi dell’ospedale dove sono giunti i parenti della vittima a reclamare con disperazione di poter entrare.

L'uomo che ha sparato, riconosciuto da un altro figlio della vittima giunto sul posto, è stato portato in commissariato per essere interrogato dal pm del Tribunale di Torre Annunziata.