Roma, 25 novembre 2013  - Una sessantina di donne, alcune col volto travisato, che protestavano in solidarietà con le Pussy Riot, sono state fermate dalle forze dell’ordine in via del Quirinale, a Roma, mentre stava per passare scortato il presidente russo, Vladimir Putin. Le manifestanti avevano cartelli inneggianti le Pussy Riot, le due cantanti arrestate in Russia dopo uno spettacolo compiuto all’interno di una chiesa, e per protestare contro la condizione femminile sempre in Russia.

Poco prima una cinquantina di manifestanti, perlopiù donne, aveva contestato il presidente russo  fuori dall’albergo del centro di Roma. Al grido di ‘In Siberia vacci tu’ e ‘Pussy Riot libere’, le manifestanti hanno sfilato intorno all’hotel seguite da un gruppo di agenti e da una camionetta della polizia.

“Sputiamo su Putin, la rivolta è fica. Free Pussy Riot”. Questo il testo dello striscione di colore nero esposto dalle manifestanti, alcune delle quali con indosso la maschera distintiva del collettivo femminista. Lo stesso striscione è stato utilizzato nel pomeriggio in un’incursione in una chiesa di Roma. “In questo Paese del femminicidio se ne riempiono la bocca tutti - dice una delle manifestanti al megafono - e intanto la strage continua. Qui si fa solo retorica per fare il giorno della ricorrenza. Noi tutti i giorni subiamo discriminazioni in questo Paese. Subiamo violenze a casa, sugli autobus, per strada. Non vogliamo protezione, vogliamo rispetto. Non è con la polizia che siamo più libere, anzi è tutto il contrario”. Le manifestanti, bloccate dalla polizia, si sono dirette successivamente verso piazza della Repubblica.