«E LUCEVAN le stelle...». A Lucca la romanza per tenore dalla ‘Tosca’ di Giacomo Puccini è ben nota. Ma quando si parla di stelle, nella città delle Mura, il pensiero corre immediatamente ad altro. Precisamente a uno strano edificio posto a poche centinaia di metri dal centro, in mezzo al parco fluviale del fiume Serchio e dal nome che non lascia scampo a equivoci: planetario. O meglio: il pensiero va a quello che resta di un progetto mai portato a termine e iniziato a metà degli anni 2000 dall’amministrazione di Pietro Fazzi, sindaco di centrodestra poi commissariato perché sfiduciato dalla sua stessa maggioranza dopo un duro scontro politico con l’allora presidente del Senato Marcello Pera, anch’egli lucchese. Il planetario doveva divenire un riferimento scientifico per l’intera città, inserito all’interno di un’area, quella del Parco, a due passi dal centro, sulla cui valorizzazione l’amministrazione Fazzi aveva scommesso moltissimo. Osservazione delle stelle, ma non solo: spazio anche a conferenze, dibattiti, raccolta dati.


L’IDEA prende corpo nel 2004; l’anno dopo partono i lavori di questa tozza struttura in cemento armato con accanto i locali per le conferenze. Un milione e mezzo di euro e con la prima tranche di spesa suddivisa tra Comune e ministero dell’Ambiente. Il sindaco, però, deve fare le valigie, e il progetto rimane incompiuto. Servirebbero almeno altri 700mila euro: il nuovo sindaco Favilla assicura, più volte, che proverà a concludere i lavori. Ma l’imbarazzo inizia a serpeggiare. Si cercano destinazioni alternative. Dalla cessione alla Protezione civile a un centro di formazione dell’Agenzia Spaziale Italiana. Solo ipotesi. Che rimangono tali. Nel frattempo, l’unico fatto concreto è la giungla di rovi e di erbacce che ricopre tutta la zona circostante, persino le reti ormai arrugginite del cantiere.
A palazzo Orsetti, sede del Comune, matura l’idea di disfarsi del planetario. Vendere. A costo di rimetterci qualcosa. La base d’asta è di un milione di euro. A rimetterci, però, sarebbero gli eventuali compratori, che di una struttura del genere non saprebbero davvero cosa farsene. E, infatti, le aste vanno deserte più volte. Ci vorrebbe un amatore. O forse uno scienziato pazzo con tanto di binocolo in dotazione, intenzionato a chiudersi in un cono di cemento ormai circondato da una vegetazione altissima.


VENDITA impossibile: ci prova anche l’ultimo sindaco Tambellini, eletto con il centrosinistra. Ma cozza anche lui contro un muro. E le soluzioni per recuperare in altro modo l’area non vanno oltre qualche pia intenzione. Il sindaco non sa più che pesci prendere. E allora è proprio l’ex sindaco Fazzi a rilanciare: se non è possibile venderlo, né prevederne un uso diverso, perché non provare a portare a termine il progetto?
«Ci sono contatti con soggetti che sono disponibili a farsi carico della struttura e dei costi per completarla — spiega Fazzi — in cambio della concessione. Ma Tambellini deve decidersi e rinunciare alla vendita, come per tutti gli altri spazi che si affacciano sul fiume: sono e devono restare della comunità». Lucca, prima o poi, tornerà a riveder le stelle? Molto difficile. Con i tempi che corrono, resta giusto la visione a occhio nudo. A costo zero, s’intende.

di Fabrizio Vincenti