Gubbio, 28 dicembre 2013 - Terremoto e ancora terremoto. La terra continua a tremare in Umbria e in particolare nel bacino di Gubbio. La prima forte scossa, di magnitudo 3.5, è stata registrata alle 20.43 di ieri sera ed è stata avvertita anche nelle Marche. Poi ce ne sono state altre otto: la prima poco dopo, alle 20.57, di magnitudo 2, poi alle 21:39 di magnitudo 2.5, un'altra 5 minuti dopo la mezzanotte (magnitudo 2), all’1:10 (magnitudo 2.2), alle 3:04 (magnitudo 2.5), alle 4:22 (magnitudo 2), alle 5 (magnitudo 2.4) e alle 6:58 (magnitudo 2.5). Tutte le scosse hanno avuto epicentro in prossimità dei Comuni di Gubbio e Pietralunga. Quattro delle 33 chiese di Gubbio sono state dichiarate inagibili.

Il sisma sembra non voler abbandonare la regione, già profondamente ferita dal terremoto dell'84 e del '97. La popolazione è ormai in allarme per il verificarsi di scosse che, con il passare dei giorni, non accennano a diminuire di intensità. Fenomeni all'incirca della stessa profondità di quelli più importanti del 18, del 20 o del 22 dicembre scorsi, uniti a scosse più lievi, continuano a verificarsi.

"A questo punto ci aspettiamo il terremoto vero - dicono alcuni abitanti raggiunti telefonicamente -. Siamo preoccupati, il ricordo di quello che è successo nel nostro territorio è ancora vivo. La cosa più brutta è il senso d'impotenza, non ci resta che aspettare e vedere cosa succede".

Altri si sfogano o ironizzano sui social network: "Scossaaaaa, ci mancavi!", è uno dei tanti post su Facebook. Oppure: "Ok, dopo Gubbio città dei matrimoni, Gubbio città del Natale, Gubbio città del tartufo è il momento di... Gubbio, città del terremoto!".

Padre Martino Siciliani, dell'Osservatorio sismologico Bina di Perugia, spiega che l’epicentro “si sta spostando verso nord-ovest, nella zona di Mocaiana e quindi più lontano da Gubbio”. “La faglia che si è attivata - aggiunge - raggiunge Pietralunga e quindi Città di Castello. Storicamente non ha mai dato origine a terremoti violenti o disastrosi anche se è impossibile fare una previsione certa sull’evoluzione della crisi”. 

Silvia Minelli