Roma, 9 gennaio 2014 - Secondo gli esperti, la quantità di cellule staminali mesenchimali indicata nel protocollo Stamina equivale a quella che viene utilizzata nei trapianti nel topo e non nell’uomo. E' quanto emerge dai documenti prodotti dal Comitato scientifico del ministero della Salute. Soprattutto, secondo gli scienziati, il metodo fornito da Davide Vannoni non spiega in nessuna sua come si riesca ad ottenere dalle cellule staminali mesenchimali i neuroni necessari a ottenere miglioramenti nelle patologie degenerative che Stamina Foindation sostiene di ottenere.

Dal protocollo emerge inoltre che le cellule sono ottenute in coltura primaria, ossia sono ottenute dalla prima coltura cellulare e senza ricorrere ai successivi passaggi seriali utilizzati normalmente nei laboratori per ottenere una quantita’ di cellule adatta al trapianto nell’uomo.
La dose utilizzata per i trapianti cellulari nell’uomo, si osserva nei documenti prodotti dal Comitato scientifico, è di circa due milioni per chilogrammo di peso corporeo, mentre il protocollo Stamina prevede il trapianto di due milioni di cellule in totale, come nel caso della Sclerosi laterale amiotrofica (Sla), e l’adeguamento al peso corporeo non viene indicato con una dose esatta.

Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin torna a parlare sul caso Stamina. “Io credo che il lavoro del Senato sulla questione Stamina sia molto importante. Questa è una vicenda che il Paese si porta appresso da molto tempo, sono ormai 3 anni. Noi abbiamo lavorato con il massimo rigore e la massima serietà, soprattutto nel rispetto delle famiglie. Mi preoccupano moltissimo i risvolti giudiziari: ogni giorno emergono elementi inquietanti e uso questo aggettivo perché sto parlando da ministro, altrimenti utilizzerei altri aggettivi”, ha affermato il ministro a “Prima di tutto”, Radio 1.


“Vogliamo assolutamente che sia faccia chiarezza, sia dal punto di vista giudiziario, e questo è un diritto per tutti, sia dal punto di vista sanitario, accertare quello che è accaduto, quello che sta accadendo ai pazienti. Noi avevamo già istituito un comitato scientifico che aveva bocciato Stamina, decidendo che il metodo che ci avevano consegnato non aveva alcuna valenza scientifica e che è pericoloso per i pazienti. Dopodichè, è stato fatto un ricorso al Tar, Stamina Foundation ha vinto questo ricorso e ci stiamo attenendo alla legge istituendo un nuovo Comitato che dovrà dare una nuova valutazione”, ha aggiunto.


“Voglio dire con chiarezza alle famiglie e ai pazienti che non sono sole, ho messo a disposizione, come ministero, a queste famiglie la possibilità di ricorrere a cure alternative, palliative, quindi le famiglie non sono sole. Questa vicenda però ci deve essere di monito, per due aspetti. Il primo, é che non dobbiamo dimenticare il valore del metodo scientifico, che non ha nulla a che vedere con la ricerca del consenso politico, ma è un valore assoluto. Troppi parlano di cose che non conoscono”, ha concluso Lorenzin.

NUOVE ACCUSE A VANNONI - Arrivano intanto nuove accuse al 'padre' del metodo Stamina, Davide Vannoni. ‘’Stia tranquilla, le prometto che lo rimetto in piedi’’. E’ quanto avrebbe detto Vannoni alla signora Milena Mattavelli, oggi vedova, sulla sorte di suo marito malato, curato con il metodo Stamina. ‘’Ci hanno messo davanti questo foglio, l’ho tenuto. Prelievo midollo: 2000 euro. Preparazione cellule: 27 mila euro. 8000 euro a iniezione, 2500 euro per la crioconservazione. Ma la verità è che abbiamo pagato molto di più’’, ovvero ‘’oltre 50 mila euro’’, fa sapere Milena in un’intervista alla Stampa.


Umberto, racconta, si è aggravato ‘’subito dopo l’ultima infusione all’ospedale di Brescia. Domenica pomeriggio l’ho imboccato qui sul divano, lunedì mattina alle 8 è morto’’. E ora Milena riflette: ‘’Secondo i medici, mio marito doveva vivere 9 anni, dalla scoperta della malattia. Invece è morto dopo 5 anni appena. Magari per cercare di aiutarlo a guarire in tutti i modi, io gli ho accorciato la vita’’.