Siracusa, 2 febbraio 2014 - Due donne e una bambina di 7 anni hanno perso la vita nelle prime ore di questa mattina dopo che l’utilitaria sulla quale si trovavano è stata travolta dalle acque di un torrente in piena per via delle abbondanti piogge. E’ successo all’alba, verso le 4, in Contrada Romanello, nel territorio del comune di Noto (Siracusa). Il torrente Asinaro ha investito l’auto in corrispondenza di un attraversamento carrabile. Quattro persone sono riuscite a salvarsi mentre una bimba di 7 anni e 2 donne (una di 66 anni) sono rimaste intrappolate nella loro utilitaria e sono morte. Arrestato dalla polizia il conducente dell'auto: la Procura di Siracusa gli contesta una grave negligenza nella guida dell’auto, configurabile con il reato di omicidio colposo plurimo.

I quattro sopravvissuti alla tragedia di Siracusa, appaiono molto provati ma non è stato necessario sinora ricorrere alle cure dei sanitari. Sono due donne e due uomini che vengono ascoltati dagli investigatori del commissariato della Polizia di Stato di Noto, che stanno ricostruendo nel dettaglio la dinamica dell’accaduto. Secondo le prime indiscrezioni sembra che i sette, cinque appartenenti a un nucleo familiare e due amici, avessero partecipato a una cena nella zona di Noto che si sarebbe protratta a lungo.

Quando la vettura sulla quale viaggiavano tutti assieme, una Y10, stava percorrendo un ponticello che consente l’attraversamento del fiume Asinaro, sarebbe sopraggiunta l’onda di piena del corso d’acqua, che si era ingrossato per via delle abbondanti piogge della giornata. Due dei sette occupanti sarebbero stati subito sbalzati fuori dall’abitacolo, mentre altri due sarebbero riusciti ad abbandonare la vettura. La Y10 con a bordo le due donne e la bambina rimaste intrappolate all’interno avrebbe invece continuato la corsa in balia dell’onda di piena. Le operazioni di recupero dei tre cadaveri sono ancora in corso e vedono l’impiego delle squadre di pronto intervento del Vigili del fuoco.

"Era buio, non ho visto che il livello dell’acqua era così alto". Sono le prime parole pronunciate da Antonio Restuccia, il conducente della Lancia Y arrestato per omicidio colposo plurimo, agli inquirenti, nel corso del suo interrogatorio prima di essere trasferito in carcere. L’uomo era provato, ma al tempo stesso pentito di aver tentato di guadare il fiume per raggiungere la casa di un parente dove sarebbero dovuti andare.