La Spezia, 9 febbraio 2014 - "SCUSI, per l’anfiteatro romano?" "Ci spiace, oggi niente visite: ci sono solo due guardiani e devono controllare un’area di vari chilometri quadrati, con un museo, quattro casali, gli scavi, la basilica, il magnifico teatro e, appunto, l’anfiteatro". "Possiamo ammirare allora i resti degli antichi liguri trovati nella necropoli di Ameglia, la più importante testimonianza dei nostri antenati? Sa li avevo visti nella mostra dei Celti a Venezia, ormai tanti anni fa!" "Rammaricati, non abbiamo modo di esporli: da allora sono chiusi in un magazzino". "Una guida?". "Il materiale scarseggia, deve accontentarsi delle copie. Una in carne e ossa avrebbe dovuto prenotarla: arriva solo a richiesta". Realistica, più che ipotetica, la conversazione tra un turista e il personale della più grande area archeologica del nord Italia.

CHISSÀ se i fantasmi degli antichi romani che da qui salpavano con le navi cariche del marmo di Carrara si agitano tra le pietre e l’erba alta mentre la politica nel nome della grandezza (passata!) di Luni cerca di fondere due Comuni. La Sovrintendenza ligure sta finendo di spendere i 3 milioni e mezzo concessi dallo Stato negli ultimi dieci anni per fare Luni di nuovo «Grande» come promette il progetto: recupero dei casali, percorsi di visita in mezzo agli scavi che ora si possono guardare solo da lontano, una copertura per i meravigliosi affreschi ora esposti alle intemperie. Altri 3 milioni sono fermi dal 2007 nelle casse della Regione Liguria, ritagliati dai fondi europei destinati alla «valorizzazione delle risorse naturali e culturali per l’attrattività e lo sviluppo». Come lasciarsi sfuggire l’occasione di passare «Dalla Terra alla Luna» liberando il magnifico teatro romano da secolari sedimentazioni, lucidandone i resti, inventandosi palcoscenico e sedute 'lievi' in acciaio per rilanciarlo con lo stesso ruolo nella cultura del terzo millennio.

L’OBIETTIVO aveva convinto Genova: aumentare l’attrattività territoriale, rafforzare la coesione sociale e migliorare la qualità della vita dei residenti. Ma la Provincia della Spezia, destinataria dei soldi e incaricata di gestirli come capofila di una rete di interessi che comprendeva Comuni e Soprintendenza, in sette anni è riuscita appena a fare un protocollo d’intesa con i suoi partner e un progetto preliminare. La prima pietra del 'magnifico teatro' è ancora quella posata dagli antichi romani. Il progetto doveva essere tradotto in pratica entro lo scorso dicembre, quando non era pronta neppure la gara d’appalto. Ma la Regione, che a Genova conta tre assessori spezzini, ha avuto buon cuore e dopo aver minacciato la revoca del finanziamento ha rimesso in gioco la «Grande Luna» passando dalla Provincia alla Soprintendenza l’onere di progettare, appaltare e seguire i lavori legati agli scavi archeologici, la parte più complessa.
MA intanto un milione è sfumato. Non c’è più tempo per realizzare il progetto originario. «Anche perché negli scavi non si va con le ruspe», dice l’assessore regionale Renzo Guccinelli. Ridimensionato il lavoro di ricerca e di studio, ridotti a 2 i milioni da investire e a 22 i mesi per farlo. Il 30 settembre 2015 dovrà essere posato anche l’ultimo trave del nuovo teatro e lucidata anche l’ultima pietra di quello romano, sorvolando sul fatto che per quello «magnifico» c’era voluto meno tempo. Intanto si continuerà a parlare di come gestire quell’enorme quanto teorico patrimonio culturale e turistico, senza risorse economiche e umane per gestirlo, fermare i tombaroli e accogliere i turisti.

di Emanuela Rosi