Milano, 30 marzo 2014 - Dalla strage di Piazza Fontana al caso Calabresi, dalla vicenda del Banco Ambrosiano fino a TangentopoliMani Pulite: una lunga carriera quella di Gerardo D'Ambrosio (Santa Maria a Vico, 29 novembre 1930 - Milano, 30 marzo 2014) attraverso scandali e misteri d'Italia.  Diplomato al liceo Classico e laureato a pieni voti in Giurisprudenza a Napoli nel 1952 con tesi in diritto amministrativo. Nel 1953 diventa procuratore legale, entra in Magistratura nel 1957. Dopo una breve permanenza alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Nola, viene destinato al Tribunale di Voghera.


In seguito viene trasferito al Tribunale di Milano, dapprima come Pretore Civile (per cinque anni), poi come Giudice Istruttore Penale. Da rilevare che con quest'ultimo incarico ha, tra l'altro, condotto l'istruttoria relativa alla strage di Piazza Fontana.


Il 27 ottobre 1975 pronuncia la controversa sentenza sulla morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli, assolvendo il commissario Calabresi e gli altri uomini della questura milanese. È il giudice che ha trovato la formula del “malore attivo” per spiegare la morte Pinelli.


Nel 1981 è assegnato alla Procura Generale di Milano con funzione di Sostituto Procuratore Generale, per otto anni. In questo periodo ha sostenuto l'accusa nei primi processi per terrorismo e nel processo conseguente allo scandalo dei petroli. Ha condotto inoltre le istruttorie relative agli illeciti del Banco Ambrosiano, che vedeva tra gli altri imputati Roberto Calvi.

 

Nel 1989 è stato nominato Procuratore aggiunto di Milano ed ha diretto dapprima il Dipartimento criminalità organizzata e, dal 1991, quello dei reati contro la pubblica amministrazione.


Dal 1992 è tra i protagonisti (insieme a Francesco Saverio Borrelli, Antonio Di Pietro, Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo) del Pool che si occupa dell'inchiesta Mani pulite: sono gli anni di Tangentopoli, che gli dà grande notorietà.


Nel 1999 è stato nominato Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Milano, contribuendo alla riorganizzazione degli Uffici, necessitata dalla introduzione del Giudice unico.


Nel 2002 è stato collocato a riposo per limiti di età. Il 21 maggio 2012 il consiglio comunale di Santa Maria a Vico, sua città natale, gli ha negato la cittadinanza onoraria, proposta nei mesi precedenti dall'associazione culturale locale Ethos Odv.

Dal 2003 collaborò col quotidiano L'Unità; cominciò poi a scrivere anche per il settimanale Oggi. Nel 2005, inoltre, pubblicò presso la Casa editrice RCS il saggio La giustizia ingiusta.

In occasione delle Elezioni politiche 2006, accetta la candidatura proposta dai Democratici di Sinistra, di un seggio al Senato, risultando eletto nella Regione Lombardia. È stato componente della II Commissione permanente ("Giustizia") del Senato.

Tra gli altri interventi in Aula, vanno menzionati quelli contro un provvedimento (poi approvato nell'estate 2006) d'indulto che prevedeva sconti di pena di tre anni. D'Ambrosio sosteneva che la quantificazione della riduzione di pena era eccessiva, in quanto sarebbero stati scarcerati molti più detenuti (secondo la stima di D'Ambrosio, circa 24.000) del previsto (la stima era di 10.000 scarcerazioni). Alle elezioni del 2008 è stato confermato senatore del PD.