Roma, 2 aprile 2014 - Blitz dei carabinieri del Ros contro un gruppo secessionista accusato di aver messo in atto "varie iniziative, anche violente", per ottenere l’indipendenza del Veneto e non solo. Ventiquattro persone, tra cui cinque donne, sono state arrestate (22 in carcere, 2 ai domiciliari) con l'accusa di associazione con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico e fabbricazione e detenzione di armi da guerra. Altre 27 risultano indagate. Eseguite anche numerose perquisizioni tra le province di Padova, Treviso, Rovigo, Vicenza e Verona. Raggiunto dalla notizia, il premier Matteo Renzi tiene un profilo istituzionale: "Un governo non commenta mai nessun tipo di indagine, sono sereno rispetto alla tenuta di ogni istituzione democratica. Abbiamo grandissima fiducia in tutti i tipi di magistratura". Gli arresti dei secessionisti? "Un errore dello Stato. Tutto si può fare ma quando si agisce così il risultato pratico è che la gente si incazza ancora di più", replica il padre del secessionismo leghista, Umberto Bossi, mentre l'attuale segretario della Nord, Matteo Salvini chiama il Caroccio alla mobilitazionedi piazza per domenica alle 18 a Verona e il governatore del Veneto, Luca Zaia, parla di "tempistica che fa pensare male" (e ogni riferimento al recente referendum on line sull'indipendenza del Veneto è puramente voluto) .

LA LISTA - L'ordinanza firmata dal Gip di Brescia, Enrico Ceravone, dispone la custodia cautelare in carcere per 22 indagati: Luigi Faccia, di Agna (Padova); Tiziano Lanza, di Bovolone (Verona); Corrado Manessi, di Poncarale (Brescia); Roberto Abeni, di Castenedolo (Brescia); Angelo Zanardini, di Ospitaletto (Brescia); Lucio Chievegato, di Bovolone (Verona); Patrizia Badii, di Firenze; Felice Pani, di Terralba (Oristano); Stefano Ferrari, di Sulzano (Brescia); Franco Rocchetta, di Colle Umberto (Treviso); Renato Zoppi, di Monteforte d'Alpone (Verona); Maria Luisa Violati, di Arqua' Polesine (Rovigo); Erika Pizzo, di Arqua' Polesine (Rovigo); Maria Marini, di Montebelluna  (Treviso); Roberto Bernardelli, di Olgiate Molgora (Lecco); Elisabetta Adami, di Villafranca (Verona); Andrea Meneghelli, di Isola della Scala (Verona), Luca Vangelista, di Verona; Corrado Turco, di Bovolone (Verona); Riccardo Lovato, di Padova; Michele Cattaneo, di Palazzolo sull'Oglio (Brescia) e Marco Ferro, di Arquà Polesine (Rovigo). Ai domiciliari l'ex 'Serenissimo' Flavio Contin, di Padova, e Giancarlo Orini, residente a Castegnato (Brescia). Il Gip non ha invece accolto le richieste di misure cautelari nei confronti di altri due indagati.

ARRESTI ECCELLENTI - Tra gli arrestati ci sono anche il fondatore della Liga Veneta, Franco Rocchetta, ex parlamentare e recentemente tra i promotori del referendum per la secessione del Veneto, e un leader dei Forconi, Lucio Chiavegato, veneto, che era stato uno dei leader del cosiddetto movimento dei Forconi, ex presidente degli imprenditori veneti della Life e promotore della mobilitazione del "Coordinamento 9 dicembre" insieme al leader dei Forconi siciliani Mariano Ferro e all'agricoltore di Latina Danilo Calvani. Coinvolti anche due ex dei Serenissimi: Luigi Faccia (finito in carcere) e Flavio Contin (ai domiciliari). Arrestato anche un indipendentista sardo, Felice Pani, 54 anni di Terralba, "ministro" della cosiddetta "Repubblica di Malu Entu". E che dire di Roberto Bernardelli?  Assessore a Milano nella Giunta Pillitteri, poi parlamentare leghista, consigliere regionale in Lombardia, candidato presidente della Provincia appoggiato da Lega Padana Lombardia, No euro e Fronte cristiano, ma anche imprenditore nel settore alberghiero (della sua famiglia hotel quattro stelle a Milano e  Caserta). 

'L'ALLEANZA' - Secondo le indagini del Ros, coordinate dalla procura di Brescia e cominciate tre anni fa, le persone arrestate avrebbero fatto parte di un "gruppo riconducibile a diverse sigle di ideologia secessionista che aveva progettato varie iniziative, anche violente, finalizzate a sollecitare l’indipendenza del Veneto e di altre parti del territorio nazionale dallo Stato italiano". Il gruppo si sarebbe costituito nel Bresciano e qui si sarebbero tenute anche le riunioni, ma 'L'Alleanza' (questo il nome dell'associazione sgominata dai militari) aveva "riunito più organizzazioni secessioniste sotto il comune progetto dell'indipendenza dallo Stato italiano". Tra queste, secondo gli investigatori, Brescia Patria, Veneto Stato, il movimento indipendentista sardo Disubbidientzia, nonché il movimento dei Serenissimi.

IL RECLUTAMENTO - "Parte essenziale del progetto sono pulsioni xenofobe e antimeridionali, in più occasioni esplicitate dai sodali, e diffusissima è la rancorosa rabbia per l'imposizione fiscale o per le difficoltà economiche, imputate alla classe politica 'marcia' ". E' quanto scrive il gip di Brescia nell'ordinanza di custodia cautelare a carico di 24 secessionisti veneti. Non a caso - ricorda il gip - uno dei fondatori dell'Alleanza, Luigi Faccia, nel corso di un incontro in un ristorante individua "il target ideale dei nuovi militanti nelle persone 'alla disperazione' che pero' abbiano 'ancora qualcosina dentro' o 'una forza che li muove'", ma "sintetizza la sua aspettativa delusa di adesioni massicce da parte degli imprenditori e degli artigiani in difficolta' con la frase 'noi che pensavamo di pescare in questo mare infinito di invisibili'...".

ASPIRANTI DINAMITARDI - Normale alternanza di entusiasmo e scoramento rivoluzionario. "E' arrivato il momento di combattere ragazzo... Se siamo qui ad aspettare.. Qui a breve... salta tutto". E' il brano di una conversazione telefonica, intercettata dai carabinieri, tra Giancarlo Orini di "Brescia Patria", uno dei destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare a carico di 24 secessionisti veneti, e Mario, un amico da coinvolgere nel progetto. "Qui non si parla di entusiasmo.. Si parla di combattimento", dice Orini all'amico, che però pare poco convinto. E a quello che lo invita a casa sua a mangiare, replica "più che tagliare su il salame noi abbiamo bisogno di caricare i candelotti di dinamite...".

RACCOLTA FONDI - Nell’ambito delle loro attività eversive, inoltre, i Secessionisti avevano costituito anche un conto bancario presso la Cassa Padana dedicato alla raccolta fondi. Secondo quanto emerso dalle indagini, l’Alleanza ha svolto anche una diffusa attività di autofinanziamento, che ha consentito di raccogliere finora non meno di 100mila euro, grazie a singole elargizioni e l’apertura di un conto bancario.

CARRO ARMATO - Singolare uno degli episodi contestati: la "costruzione di un carro armato da utilizzare per compiere un’azione eclatante a Venezia, in piazza San Marco". Il mezzo è stato sequestrato a Casale di Scodosia, nel Padovano. Gli indagati avevano pensato di trasformare un trattore agricolo in una sorta di mezzo corazzato attrezzato con un cannoncino da 12 millimetri. Il mezzo era perfettamente funzionante ed erano state eseguite anche delle prove di fuoco. Doveva essere il primo du due mezzi, dopo i sei inizialmente ipotizzati, come rivela l'ordinanza del Gip di Brescia, Enrico Ceravone, che parla di programmi di partenza "molto ambiziosi", sottolineando come "proprio la serietà del progetto, certamente molto oneroso", abbia finito con il ritardarne l'esecuzione "per le difficoltà nel reperimento dei finanziamenti necessari". 

INVASIONE DI PIAZZA SAN MARCO - Il gruppo sgominato - hanno spiegato gli inquirenti - intendeva utilizzare il carro armato rudimentale "per un’azione in Piazza San Marco a Venezia, con il coinvolgimento di centinaia di persone, alcune delle quali armate". In particolare, "è stato documentato come alcuni militanti dell’organizzazione si siano adoperati per reperire armi leggere attraverso dei contatti con la criminalità albanese, da destinare ai membri dell’organizzazione". 

QUELL'INTERCETTAZIONE - Il Tanko fabbricato dai secessionisti serviva, oltre che per l'invasione programmata di Piazza San Marco a Venezia, anche per dare "credibilita'" al movimento che, rispetto a quello del '97 era "cresciuto sotto tutti i punti di vista". A parlare, intercettato dagli investigatori, è Luigi Faccia, già coinvolto nei fatti di 17 anni, fa durante i festeggiamenti per la consegna del carro armato artigianale. "Certo - dice Faccia in un incontro all'Arsenale - rispetto al '97 siamo cresciuti sotto tutti i punti di vista, abbiamo un'alleanza, abbiamo fratelli che combattono, noi siamo più preparati, abbiamo più esperienza..." E ancora: "Dunque questo Tanko, combattendo... ci dà la possibilità e ci darà la possibilita' di essere veramente credibili e soprattutto di aver il controllo del nostro territorio e da là fare il passo finale per la vittoria, per l'indipendenza di noi veneti e di tutti i nostri fratelli alleati".

 

VISTA LUNGA - Nel progetto dell’Alleanza, secondo gli investigatori, "oltre alla liberazione di piazza San Marco era prevista l'insurrezione degli strati delle popolazioni del Nord Italia maggiormente esasperati dalla crisi economica, con la creazione di ambasciate presso Paesi amici, già individuati nella Serbia e nella Svizzera, al fine di ottenere un formale riconoscimento internazionale".

IL PRECEDENTE - Quest'ultima vicenda richiama alla memoria quanto avvenuto il 9 maggio 1997, quando un gruppo di ‘Serenissimi’ diede l’assalto al campanile di piazza San Marco. In quel caso tra gli elementi più scenografici c’era proprio un furgone trasformato in rudimentale carro armato, poi denominato 'Tanko'.

LEGA NORD - Gli inquirenti escludono "con certezza" l'esistenza di "elementi di collegamento con la Lega Nord", tuttavia dal Carroccio sono arrivate parole di sostegno ai secessionisti. "Aiutano i clandestini, cancellando il reato di clandestinità, liberano migliaia di delinquenti con lo svuota-carceri, e arrestano chi vuole l’Indipendenza. Siamo alla follia. Se lo Stato pensa di fare paura a qualcuno, sbaglia", ha scritto su Facebook il segretario federale della Lega, Matteo Salvini. "Domenica prossima a Verona alle ore 18 manifestazione della Lega per protestare contro gli arresti e l’indagine anti indipendentista. Pacificamente liberi. Lo Stato libera mafiosi e clandestini, e processa le idee", ha anche annunciato Salvini.

RIECCO BORGHEZIO - "Se lo Stato centralista pensa di spaventare o di chiudere la bocca a uomini come Rocchetta si sbaglia di grosso. Dietro all’idea che lui rappresenta ci sono tutti gli uomini liberi di questo Paese", ha commentato l’europarlamentare Mario Borghezio. "Rocchetta - dice Borghezio - è stato mio collega nel primo governo Berlusconi, è stato sottosegretario agli Esteri per 7-8 mesi circa, ed è un amico di vecchia data. Uno straordinario patriota veneto. Un uomo che con la sua grande cultura ha saputo rappresentare un punto di riferimento per coloro che si battono per una Europa delle identità e delle libertà".