San Pellegrino Terme (Bergamo), 7 aprile 2014 - Da culla del turismo d’élite a struttura anonima che accusa i segni dell’età e con il destino appeso a un filo. C’era una volta il Grand Hotel di San Pellegrino, gioiello dell’architettura in stile liberty e vanto della ‘capitale’ della Valbrembana, assieme all’ex Casinò e alle Terme. L’edificio, inaugurato nel 1904, giace nell’incuria ormai da trent’anni. Qui vi hanno soggiornato attori, registi, star internazionali e i campioni della grande Inter di Helenio Herrera. Era la meta prediletta dai vip in cerca di ristoro, oggi invece è solo un inno all’inefficienza e allo spreco. Lo storico Grand Hotel, inserito nell’accordo di programma del 2007 per il rilancio turistico di San Pellegrino e della Val Brembana, sottoscritto da Regione, Provincia, Comune e gruppo Percassi, tuttora è vittima di un’operazione azzardata per gli elevati costi del recupero e della gestione. Un investimento da 40 milioni di euro per la destinazione albergo. Mai trovati. E, a parte un intervento da tre milioni di euro realizzato in questi anni per il consolidamento di tre delle quattro facciate, non si è fatto altro.

Ora restano aperte varie ipotesi di recupero: struttura sanitaria, casa di riposo per benestanti, casinò. Il sindaco di San Pellegrino, Vittorio Milesi, le sta provando tutte per far rinascere un simbolo di decadenza: «Ci siamo attivati in questi anni con i vari presidenti del Consiglio per chiedere l’apertura di un casinò a San Pellegrino, da collocare proprio nel Grand Hotel. L’autorizzazione per una casa da gioco creerebbe le condizioni per il recupero dell’albergo e soprattutto nuovi posti di lavoro, in un periodo drammatico per la Valbrembana». Ipotesi privilegiata, ma non è l’unica. «Presto — aggiunge il sindaco — approveremo il nuovo Piano di governo del territorio (Pgt) che prevederà qualsiasi tipo di destinazione per il Grand hotel, da albergo a sede universitaria o centro servizi pubblici regionale, compresa una piccola quota di residenze se fosse necessario per il recupero della struttura».

Il Grand Hotel è stato inserito anche nel ‘Progetto Dimore’ del Demanio, elenco nazionale di immobili di pregio proposti ai privati per il recupero. A San Pellegrino ci tengono. All’appello dei simboli da salvare manca solo il Grand Hotel, visto che a fine 2013 è stato completato il restauro del vecchio casinò, che ospita convegni e manifestazioni, e dell’annesso teatro, due strutture gestite dal gruppo Percassi.

Entro ottobre poi verrà aperto il nuovo centro termale, fiore all’occhiello del paese. Non c’è due senza tre, sperano in tanti. Qui vogliono rivivere i fasti del passato. Il primo cittadino ne è convinto: «La casa da gioco nella struttura sarebbe un segnale concreto per il rilancio del turismo. C’è troppa ipocrisia. Quelli che si ostinano a dire di no al casinò sono gli stessi che hanno consentito l’apertura in ogni angolo e bar delle slot machine, dove giocano tutti, senza controlli. Sono 50 anni che San Pellegrino vuole il casinò, servirebbe una deroga alla legge nazionale, ma i parlamentari sono poco convinti, in primis quelli bergamaschi».

Gerardo Fiorillo