Roma, 16 aprile 2014 - Devono essere sequestrati i soldi che Aurelia Sordi, la 95enne sorella dell'attore romano Alberto morto nel 2003, donò all’autista di fiducia Arturo Artadi, che era a conoscenza del suo stato di infermità mentale, così come gli onorari pagati al legale e al notaio che si occuparono delle pratiche. Il tribunale del riesame ha accolto l’impostazione della procura di Roma e disposto che vengano messi sotto sigillo i 400mila euro dati ad Arturo Artadi nonché i 10.484 euro e i 18.400 rispettivamente versati al notaio Gabriele Sciumbata e all’avvocato Francesca Piccolella.

Per il tribunale del riesame, ad Artadi "va riconosciuto un ruolo centrale per l’attivismo e l’accelerazione impressa alla redazione degli atti di donazione nella consapevolezza dei gravi deficit cognitivi della Sordi, dal giugno 2012 e con abuso della posizione privilegiata ricoperta". Secondo i giudici, Artadi, "artefice dell’operazione" si sarebbe attivato "per individuare un legale e un notaio di sua fiducia". Questi ultimi, "hanno agevolato l’approfittamento delle condizioni di palese incapacità della persona offesa" ed è per il collegio "fondato ritenere che possano riprodurre gli stessi metodi di lavoro anche nei confronti di altri, stante il consolidato rapporto di collaborazione".

Sempre il Riesame ha, inoltre, dato l'ok a una serie di misure cautelari (non ancora esecutive) a carico di Artadi, Sciumbata e Piccolella, indagati per circonvenzione di incapace. I giudici hanno disposto per Artadi il divieto di avvicinarsi alla casa di Sordi e di comunicare con lei, nei confronti degli altri due, invece, è stato disposto il divieto temporaneo di esercitare la professione per due mesi. Gli inquirenti avrebbero voluto il sequestro di un altro milione e mezzo di euro, finito in tasca a sei componenti del personale di servizio di casa Sordi, ma i giudici del riesame hanno ritenuto non configurabile a loro carico il reato di ricettazione.