È VENERDÌ SANTO, ma l’ex segretario di Stato Bertone non fa penitenza. Anzi, raddoppia la metratura del proprio appartamento e lo fa ampliare, per portarlo – pare – a 700 metri quadrati, dimensione secondo lui consona al rango di un principe della Chiesa.

SI SCOPRE così che la vera coabitazione all’interno del Vaticano non è tra il Papa emerito e il Papa regnante, come molti pensavano o temevano, ma tra un Papa che predica una Chiesa povera per i poveri e un gruppo di uomini che vive la svolta imposta da Francesco come un colorato segno dei tempi, esprit de jeunesse di una Chiesa terzomondista arrivata solo adesso nella stanza dei bottoni, di cui sorridere in attesa che il tempo passi e morto un Papa se ne faccia un altro come in fondo è sempre accaduto da duemila anni a questa parte.
Il Papa che vive in due spoglie stanze a Santa Marta, che da arcivescovo di Buenos Aires si spostava in collectivo e aveva scelto un appartamento di due camere e cucina, non è invece folklore sudamericano ma denuncia vivente dell’autoreferenzialità di un ceto ecclesiastico che vive gli incarichi ottenuti uno status raggiunto e osserva la società circostante dalle finestre dei propri palazzi o al massimo dai vetri oscurati delle auto blu con le quali si sposta. Un ceto ecclesiastico che il Papa sta cercando di emarginare (basti pensare alle recenti nomine cardinalizie, con esclusi eccellenti), e ci sarà sempre meno.

LA CHIESA di Bergoglio è un punto di non ritorno, e niente sarà più come prima. Certo, morto un Papa se ne farà un altro, e non è detto che il prossimo abbia le stesse idee di questo, ma la Chiesa ha iniziato a guardare la società dalle periferie, e non è prevista retromarcia. Il baricentro si è spostato, e sarà così per molto, anche perché le Chiese più vitali, se non le più ricche di cattolici, sono quelle i cui i cardinali non sono principi della Chiesa ma principi del popolo. La scelta dell’appartamento di Bertone, come molte altre che hanno visto protagonista l’ex segretario di Stato che, ricordiamo, fece importantissime nomine quando ormai Benedetto XVI aveva annunciato le dimissioni rendendo perfettamente l’idea della caratura morale personaggio, sono da ascriversi quindi tra quelle tipiche di una parte di elite ecclesiastica che probabilmente tra qualche anno non ci sarà più. E di cui francamente nessuno, cattolici e laici, sentirà la mancanza.