Pisa, 20 aprile 2014 - L’ANNUNCIO dell’imminente inaugurazione rappresenta, da tre lustri, uno dei cavalli di battaglia nelle campagne elettorali dei sindaci pisani. Peccato, però, che tra il dire e il fare ci sia sempre di mezzo il... mare. Ma per il museo delle antiche navi romane — il cui sensazionale quanto casuale ritrovamento nella zona della stazione ferroviaria di Pisa San Rossore risale ormai al dicembre del 1998 — la navigazione appare sempre infastidita da correnti avverse. Quasi quei particolari fondali argillosi dell’antico Porto delle Conche, che hanno miracolosamente conservato il legno delle 16 imbarcazioni venute a galla con il loro preziosissimo carico di reperti, rappresentassero un vincolo al decollo del museo. Che — nonostante i finanziamenti, le ambizioni di capi di stato, premier e politici vari — resta sempre e solo sulla carta.

ANCHE a distanza di sedici lunghi anni. Una pecca che Pisa ha comunque provato a cancellare. Incalzando il Ministero dei Beni Culturali a premere sull’acceleratore. E il Mibac, dal canto suo, ha stanziato diverse tranche di finanziamenti: dai primi 13 milioni di euro al momento della scoperta, agli ultimi 4.


Quello sotto la Torre rappresenta uno dei pochi casi in cui il carico delle navi si è perfettamente conservato. Grazie appunto al terreno argilloso. È questo di San Rossore anche uno dei pochi casi di archeologia marina che si palesa in terraferma. Con tali presupposti e considerata l’importanza scientifica e storica della scoperta, il cantiere ha affrontato fin da subito varie e svariate complessità. Tre le esigenze principali: il recupero, la musealizzazione e la gestione. Sul primo punto abbiamo accennato alle difficoltà operative e agli importanti contributi ministeriali.

SULLA REALIZZAZIONE del museo poi, i primi nodi vengono al pettine: un sito di scavo che è rimasto in porto, una sede — individuata negli arsenali medicei (o stefaniani) sui Lungarni — per i quali solo da poche settimane sono stati allestiti i ponteggi per il restauro, tanti interrogativi sulla tempistica che si ripresentano di volta in volta. Al punto che, due anni fa, gli ‘Amici dei Musei e dei Monumenti Pisani’ hanno raccolto ben 2.800 firme inviate attraverso il sindaco Marco Filippeschi all’allora ministro Sandro Bondi per chiedere cosa si volesse fare di questo ambizioso quanto determinante progetto per l’Italia certo ma, in prima battuta, per Pisa.


Il messaggio nella bottiglia, manco a dirlo, è rimasto lettera morta. L’appello, però, un risultato l’ha prodotto. Il Mibac ha stanziato altri 4 milioni (l’ultima tranche di cui sopra), 2 per allestire il museo e 2 per il sito di scavo. E intanto altra acqua è passata sotto i ponti dell’Arno. Oltre tre lustri per quello che è e resta un buco nero.