ANDREA ZANCHI

BOLOGNA, 23 aprile 2014 - PIÙ di dieci anni per sette minuti e mezzo. Si può riassumere così l’odissea del People Mover, la navetta su monorotaia che dovrebbe collegare — per l’appunto in sette minuti e mezzo, su un tracciato di cinque chilometri — la stazione di Bologna con l’aeroporto Marconi. Un’infrastruttura da sempre ritenuta strategica sotto le Due Torri, ma che, tra un inciampo e l’altro, vede allontanarsi sempre di più il traguardo. Anche perché i cantieri non sono nemmeno partiti, risucchiati in un vortice di carte bollate, piani economico-finanziari in perenne modifica e anche un’inchiesta giudiziaria che conta undici indagati, tra cui l’ex sindaco Flavio Delbono e i vertici della Provincia.

IL PRIMO progetto preliminare dell’opera (costo previsto, 110 milioni di euro) risale al dicembre 2005, poi modificato nel gennaio 2007. Un altro anno e mezzo se ne va per gli accordi con i vari soggetti interessati dal tracciato della navetta. A fine 2008, dopo che un primo bando per i lavori era andato deserto, se ne fa un secondo, vinto dal Consorzio Cooperative Costruzioni (Ccc) cui, nell’aprile 2009, viene data l’aggiudicazione definitiva. A inizio 2010 il Ccc crea, con l’azienda pubblica di trasporto, allora denominata Atc, la società di scopo Marconi Express, che si occuperà di progettazione, realizzazione e gestione della navetta. E qui cominciano i guai.

PERCHÉ in Procura, e alla Corte dei Conti, arriva un esposto che mette in discussione tutto l’iter dell’opera (firmato da Daniele Corticelli, allora leader della lista civica Bologna Capitale) e, soprattutto, denuncia che nel caso i passeggeri siano meno del previsto, il costo si scaricherà sulle spalle del pubblico. La Procura si mette al lavoro e nel novembre 2012 indaga, con le accuse di abuso d’ufficio e turbativa d’asta, undici persone. Un terremoto che mette in discussione la stessa realizzazione dell’opera. Che intanto, dal 2009, di strada ne ha fatta ben poca. Perché i dubbi sui patti parasociali di Marconi Express sono tanti, e ruotano sempre intorno all’esposizione finanziaria troppo elevata di Atc (oggi Tper), società i cui primi due azionisti sono Regione Emilia Romagna e Comune di Bologna.

DUBBI di cui, nel maggio 2013, si fa portavoce anche l’Authority sui lavori pubblici, che dà lo stop all’opera invitando i soci a riscrivere i patti e diminuire i rischi per il pubblico. Marconi Express impugna il provvedimento e intanto riscrive i patti incriminati. Da allora si attende che la giustizia amministrativa dia un verdetto definitivo. Solo allora i cantieri potranno (forse) partire.