Roma, 26 aprile 2014 - Almeno un milioni di ragazzini italiani hanno scommesso la paghetta su lotterie, bingo o giochi online. Spesso i genitori sono ignari del fenomeno: uno su tre afferma di non ricordare o non sapere se i propri figli abbiano mai partecipato a giochi puntando soldi, nonostante oltre la metà sia consapevole del pericolo del gioco d'azzardo. Sono i trend di un'indagine realizzata in Italia sul gioco nei minori, promossa dall'Osservatorio Nazionale sulla salute dell'infanzia e dell'adolescenza (Paidòss). Secondo i dati raccolti, il 90% dei genitori non ha idea di che cosa significhi il termine ludopatia e in più della metà delle famiglie i computer di casa non hanno filtri che impediscano ai bambini e ai ragazzi di accedere ai siti per il gioco online vietati ai minori, così la malattia delle scommesse si sta insinuando tra i giovanissimi che spesso iniziano chiedendo ai genitori di partecipare a giochi di società dove si punta denaro (48%) oppure prendono la strada delle sale gioco (34%).

Un pericolo sociale che gli specialisti della Società Italiana Medici Pediatri (SIMPe) vogliono arginare attraverso la prima campagna di sensibilizzazione nazionale contro le ludopatie nei minorenni: Ragazzi in gioco. Attraverso corsi dedicati ai pediatri e agli studenti nelle scuole si comincia a parlare di dipendenza dal gioco, dei suoi sintomi e delle sue terribili conseguenze. L'indagine, condotta da Datanalysis intervistando mille genitori di ragazzini fra i 10 e i 17 anni mostra che il gioco patologico è una minaccia concreta per le nuove generazioni: il 35% degli adulti conosce ragazzini che frequentano sale giochi.

Gran parte dei genitori - spiega Giuseppe Mele, professore di Pediatria ai congressi internazionali e presidente SIMPe - Paidòss - non adottano precauzioni e i figli navigano liberamente senza regole o limitazioni su siti internet. D'altronde il genitore risulta sempre più spesso inconsapevole del rischio.

Per la precisione sono almeno 800.000 gli adolescenti italiani fra i 10 e i 17 anni che praticano gioco patologico e puntano soldi, ovvero il 20%, uno su 5. E la tentazione riguarda anche i più piccoli: addirittura 400.000 bimbi fra i 7 e i 9 anni avrebbero avuto esperienze scommettendo la paghetta su lotterie, scommesse sportive e bingo. Per divertimento, per avere un'emozione o attratti dall'idea ingannevole di vincere un premio di valore: la malattia del gioco si insinua fra i giovanissimi mentre gli adulti nascondono la testa sotto la sabbia.

Stop a ogni tipo di pubblicità sul gioco d'azzardo in tv e un giro di vite sulle app accessibili a tutti, per scaricare giochi da smartphone e pc. Su questo il Garante per l'Infanzia dovrebbe intervenire. L'appello è del presidente SIMPe Paidòss, Giuseppe Mele. Occorre dare regole chiare sull'utilizzo del telefono e del computer, introdurre dei filtri per evitare che i minori accedano a siti dove giocare col poker online e responsabilizzarli di fronte a fenomeni che stanno emergendo e non possiamo sapere che piega potranno prendere.

Alessandro Malpelo