Roma, 29 aprile 2014 - Le polemiche sui test di medicina non accennano a placarsi, mentre oggi si tengono i test in inglese per quasi 5mila candidati. Ma a dar fuoco alle polveri c'è l'uscita del ministro Giannini, che ora propone di abolire addirittura i test per le facoltà a numero chiuso. Idea che piace, e molto, agli studenti dell'Udu.

LA PROPOSTA GIANNINI - I risultati sconfortanti dei test di medicina, uniti forse alle polemiche e alle proteste degli studenti, hanno insinuato il dubbio nel ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, che al Corsera rivela: “Potremmo abolire il test di medicina” e preferire “il modello francese, un primo anno aperto a tutti con sbarramento finale: se passi gli esami ti iscrivi al secondo anno, altrimenti sei fuori”.

Il ministro riconosce che “il bilanciamento tra fabbisogno di camici bianchi e numero di laureati è sacrosanto. Ma non è detto che il sistema dei test a risposta multipla sia il migliore”.

E spiega: “Non è che cosi’ passare diventa piu’ facile. Semplicemente si spalma la valutazione della prova di un singolo giorno, ai risultati di un anno intero di studio”.

L'APPLAUSO DEGLI STUDENTI - “Un segnale positivo che riconosce la necessità di rivedere il sistema iniquo dei test che ogni anno danneggia e priva del proprio futuro migliaia di studentesse e studenti” ma “nel rivedere e nel ripensare questo sistema bisogna partire dagli studenti aprendo prima di tutto con loro un tavolo di confronto che affronti nel modo più ampio possibile problematicità e soluzioni”, commenta Gianluca Scuccimarra, coordinatore dell’Unione degli universitari.

“Sono anni - ricorda Scuccimarra - che, come Udu e Rete degli studenti medi, denunciamo e contrastiamo le ingiustizie causate da un sistema iniquo ormai al collasso come quello del numero chiuso e dei test d’ingresso. Fare chiarezza sulle ingiustizie e sulle responsabilità dell’ateneo barese durante i test deve essere il primo passo per dare risposte trasparenti alle centinaia di ragazzi danneggiati. La ministro Giannini nell’affrontare il delicato tema deve tenere conto, però, di tanti fattori, o questo sarà l’ennesimo spot privo di un ragionamento sistematico e strutturato in grado di rimettere al centro l’istruzione ridandole il ruolo che le appartiene”.

Anche per Alberto Irone, portavoce della Rete degli studenti medi, “il fatto che la ministra riconosca l’iniquità di un sistema al collasso e’ sicuramente una nota positiva che speriamo sia la prima di altre. Trovare una soluzione per superare l’attuale sistema d’accesso e’ solo un tassello per rimettere al centro dell’agenda politica del nostro Paese scuola ed università. Questo importante passo deve aprire la strada ad altri problemi emergenziali, non meno importanti, riguardanti il mondo dell’istruzione: dal diritto allo studio, alla didattica, all’orientamento, ai finanziamenti”. 

LA PROVA IN INGLESE - Ma non tutti gli aspiranti camici bianchi hanno già archiviato il test: oggi si svolgeranno le selezioni per entrare nei corsi di Medicina in lingua inglese. Sono 4.954 i candidati iscritti, erano 5.951 lo scorso anno. Il test si terrà in contemporanea in 19 paesi, compresa l’Italia, fra i quali, ad esempio, Portogallo, Argentina, Polonia, Qatar, Arabia Saudita, Stati Uniti. Sono 87 le cittadinanze rappresentate alla prova.
I posti sono 155 per studenti comunitari e 77 per studenti stranieri non comunitari non soggiornanti in Italia.

POSTI SCOPERTI AL SUD - Intanto secondo le stime di Skuola.net il Nord ha registrato i risultati migliori nel test di ingresso di Medicina, soprattutto a Padova, che si aggiudica la palma dell’Ateneo ospite del miglior quiz svolto. Al Centro-Sud, invece, gli scarsi risultati ottenuti dai partecipanti ai test hanno lasciato scoperti ben 1400 posti, che saranno occupati probabilmente dagli studenti “prenotati” particolarmente brillanti che non sono però riusciti a guadagnarsi il posto della prima sede scelta.

Dati i migliori punteggi dei ragazzi che hanno scelto il Nord come prima base, è probabile che saranno proprio molti di loro a rubare il posto agli iscritti al test delle regioni del Sud.

Il recente rapporto AlmaLaurea sui fuori sede nella penisola rende noto che nel il 77,7% degli studenti Lucani, il 62,4% dei Molisani, il 43,7% dei Calabresi, per dirne alcuni, ha scelto lo scorso anno di fare il proprio percorso di studi in una città diversa dalla propria, mentre pochissimi sono i ragazzi dell’Emilia Romagna (14%), Toscana (12,4%), Lazio (10,4%) e Lombardia, minor esportatrice di studenti con solo il 9%, che si trasferiscono.