Roma, 4 maggio 2014 - Da qualche anno 'Gastone' Daniele De Santis, l’ultras della Roma accusato di aver ferito ieri a colpi di pistola tre tifosi napoletani (ma secondo il testo dello stub, risultato 'negativo', non sarebbe stato lui a sparare, ndr), “non andava più a vedere le partite allo stadio. In passato era stato sottoposto al Daspo ed aveva precedenti per reati da stadio” ha detto Diego Parente, il capo della Digos di Roma. Una scelta forse obbligata, dopo essere stato il leader indiscusso della curva sud romanista, sempre in gruppi di estrema destra, capace di interrompere un derby della Capitale o di ricattare l’allora presidente della Roma Sensi. 

Non ha una moglie, non ha figli, l’unica passione, tatuata ripetutamente sul suo corpo, la ‘magica Roma’. Da alcuni anni faceva il custode di un campo sportivo con annesso chiosco proprio a poca distanza dallo stadio Olimpico. La particolare parabola ha portato il quarantottenne Daniele De Santis, forse anche perché ubriaco o sotto l’effetto di droghe - ma a stabilirlo saranno i risultati delle analisi a cui è già stato sottoposto - a sparare cinque colpi di pistola. De Santis secondo la ricostruzione ufficiale avrebbe fatto tutto da solo: dal lanciare decine di petardi contro i pullman dei tifosi napoletani che passavano vicino al suo chiosco fino a sparare, dopo essere scivolato e per evitare di essere ‘pestato’ da coloro che per primo aveva aggredito. 

I PRECEDENTI - Un’altra finale di Coppa Italia nella quale si recuperano le tracce di De Santis è quella del maggio del 2008, quando sul campo i giallorossi si fronteggiarono con l’Inter. Poco prima del calcio di inizio 5 supporter giallorossi furono arrestati per gli scontri che avvennero con le forze dell’ordine, tra le cui fila rimasero feriti in sei. Fu sempre De Santis - secondo l'Ansa - uno degli indagati per la violazione della legge sulla sicurezza degli stadi perché il 21 marzo del 2004 scavalcò il recinto e invase il campo di gioco, insieme ad altri sei romanisti e di fatto fece sospendere il secondo tempo del derby capitolino in seguito alle voci della morte di un bambino investito da un’auto della polizia, poi rivelatesi false. Ma il reato cadde in prescrizione e non fu mai processato.

Fu accusato anche di aver fatto parte del commando che il 20 novembre 1994, all’esterno dello stadio “Rigamonti” prima della partita Brescia-Roma. Secondo l’accusa - scrive l'Ansa -, la spedizione dei romanisti a Brescia aveva il duplice scopo di far recuperare prestigio e nuovi elementi al gruppo neonazista di Maurizio Boccacci, ex leader del Movimento Politico Occidentale, in crisi dopo lo scioglimento per incitamento all’odio razziale stabilito dal decreto Mancino del ‘93, e ricattare la Roma come società che, nei mesi precedenti, aveva fatto venir meno alla tifoseria i vantaggi concessi in modo consistente in precedenza. Ma alla fine De Santis fu assolto per non aver commesso il fatto e ottenne anche un risarcimento di due milioni e 900 mila lire dopo aver trascorso 30 giorni nel carcere di Brescia e altri 20 ai ‘domiciliari’. De Santis fu arrestato anche il 22 marzo del ‘98 nei pressi dello stadio Romeo Menti, al termine della partita Vicenza-Roma. Con altri tre supporter giallorossi armato di spranghe danneggiò cinque vetture di alcune emittenti parcheggiate nel settore stampa.