Roma, 10 maggio 2014 - Il Papa abbraccia il popolo della scuola. Francesco ha iniziato il suo giro in jeep tra i 300 mila partecipanti (dato confermato da Radio Vaticana) al maxi raduno per la scuola promosso dalla Cei in piazza San Pietro (e le piazze e vie limitrofe). Il percorso della jeep tra i settori è stato rallentato dal desiderio di Francesco di abbracciare e baciare i bambini piccoli.  I ragazzi, genitori e studenti delle varie scuole hanno segnalato la loro presenza con cartelli. Numerose le scuole cattoliche, tra queste ad acclamare Francesco con straordinario entusiasmo ci sono l’Istituto Barbarigo di Padova, l’Istituto Sociale di Torino e il Maria Ausiliatrice di Roma. Papa Francesco saluta i diversi gruppi con cenni della mano ha benedetto tutti. FOTO

E alla fine su Twitter il Pontefice si è unito alla campagna #BringBackOurGirls, lanciata attraverso i social network dall’attivista pakistana Malala Yousafzai e sostenuta anche da Michelle Obama: “Uniamoci tutti nella preghiera per l’immediato rilascio delle liceali rapite in Nigeria. #BringBackOurGirls”.

 

Papa Francesco ha reso omaggio alla sua “prima insegnante, una maestra che mi ha preso - ha detto - a 6 anni, al primo livello della scuola”. “Mai ho potuto dimenticarla. Sono andato a trovarla tutta la vita fino a quando è mancata a 98 anni. Amo la scuola perche’ quella donna mi ha insegnato ad amarla”, ha confidato Bergoglio. La scuola “è un luogo di incontro. Non è un parcheggio, è un posto di incontro nel cammino. Si incontrano i compagni; si incontrano gli insegnanti; si incontra il personale assistente. I genitori incontrano i professori; il preside incontra le famiglie, eccetera. E` un luogo di incontro. E noi oggi abbiamo bisogno di questa cultura dell’incontro, per conoscerci, amarci. E questo è fondamentale nell`età della crescita, come complemento alla famiglia”. “La famiglia - ha detto il Papa - è il primo nucleo di relazioni: la relazione con il padre e la madre e i fratelli è la base, e ci accompagna sempre nella vita. Ma a scuola noi ‘socializziamo’: incontriamo persone diverse da noi, diverse per età, per cultura, per origine... La scuola è la prima società che integra la famiglia. La famiglia e la scuola non vanno mai contrapposte! Sono complementari, e dunque è importante che collaborino, nel rispetto reciproco. E le famiglie dei ragazzi di una classe possono fare tanto collaborando insieme tra di loro e con gli insegnanti. Questo fa pensare a un proverbio africano tanto bello: ‘Per educare un figlio ci vuole un villaggio’. Per educare un ragazzo ci vuole tanta gente, famiglia, scuola, insegnanti, personale assistente, professori, tutti. Vi piace questo proverbio africano? Diciamolo insieme: per educare un figlio ci vuole un villaggio”.

“Si vede che questa manifestazione non è ‘contro’, e’ ‘per’. Non e’ un lamento, e’ una festa, una festa per la scuola. Sappiamo bene che ci sono problemi e cose che non vanno, lo sappiamo, ma voi siete qui, noi siamo qui perche’ amiamo la scuola”. “Oggi - ha detto il Papa - abbiamo sentito qui che è più bella una sconfitta politica che una vittoria sporca, ricordatelo, questo ci fara’ bene per la vita. Diciamolo insieme ‘sempre è più bella una sconfitta pulita che una vittoria sporca’”. La frase era stata citata dal ginnasta Jury Chechi.

DON MILANI - “Nei primi anni si impara a 360 gradi, poi piano piano si approfondisce un indirizzo e infine ci si specializza. Ma se uno ha imparato a imparare, questo gli rimane per sempre, rimane una persona aperta alla realta’! Questo lo insegnava anche un grande educatore italiano, che era un prete: Don Lorenzo Milani”. Con queste parole Papa Francesco ha reso omaggio al priore di Barbiana. Sulla scia di don Milani, Bergoglio ha affermato nel suo intervento che “gli insegnanti sono i primi che devono rimanere aperti alla realtà, con la mente sempre aperta a imparare!”. “Si’ - ha spiegato - perche’ se un insegnante non e’ aperto a imparare, non e’ un buon insegnante, e non e’ nemmeno interessante; i ragazzi capiscono, hanno ‘fiuto’, e sono attratti dai professori che hanno un pensiero aperto, ‘incompiuto’, che cercano un ‘di piu’’, e cosi’ contagiano questo atteggiamento agli studenti”.

L'INCONTRO COI VIP - (FOTOMax Giusti, Giulio Scarpati, Veronica Pivetti e Beatrice Fazi hanno presentato i loro “ricordi di scuola” a Papa Francesco. Giusti gli ha strappato un sorriso con una cantilena che raccontava la foratura di una gomma nei vari dialetti italiani e che ha concluso in spagnolo maccheronico, evocando che forare la gomma potesse essere anche la “Papamobile” e accennando al ritmo del tango. E la Pivetti, quando era il suo turno di stringergli la mano, ha gettato le braccia al collo del Papa e lo ha baciato. Agli attori si sono alternati ovviamente uomini della scuola: la prima testimonianza e’ stata dell’Istituto comprensivo Luigi Pirandello di Pesaro, rappresentato dalla preside Giuliana Ceccarelli dalla professoressa Fiorenza Pestelli e sei studenti; la seconda quella dell’Istituto comprensivo Via San Biagio Platani di Tor Bella Monaca con la preside Valeria Sentilli, un docente e Monica Nati, in rappresentanza dei genitori e una delegazione di sei studenti; terza testimonianza dal mondo della scuola quella quella offerta dal professor Andrea Monda, docente di religione al liceo classico Pilo Albertelli di Roma e giornalista pubblicista, accompagnato da alcuni suoi studenti.

BAGNASCO - Con il maxi-raduno di oggi in piazza San Pietro, la Cheisa italiana “chiede di rafforzare energie e motivazioni in tutte le scuole, sia quelle statali che in quelle paritarie”. Lo ha affermato il presidente della Cei Angelo Bagnasco, nel discorso rivolto a Papa Francesco in apertura dell’incontro. “La liberta’ dei genitori verso i propri figli, rappresenta - ha scandito - un diritto sancito dal nostro Paese, ma anche un dovere da garantire e da promuovere da parte dello Stato e dei singoli cittadini”. “La Chiesa italiana - ha ricordato il cardinale Bagnasco - nel suo cammino decennale, ha scelto l’educazione come la chiave di volta del suo impegno di evangelizzazione in una societa’ che ha mutato pelle, ma non ha cambiato il cuore”. “Avvertiamo come pastori - ha assicurato al Papa il presidente della Cei a nome dei vescovi italiani - l’esigenza di coltivare il cuore delle generazioni attraverso una paziente opera educativa, che rimetta al centro quella cultura dell’incontro che, a differenza di quella dello scarto, tende a valorizzare quanto c'è in ogni persona di vero, di bello e di buono”. “Il nostro impegno - ha spiegato il porporato - è a considerare la scuola come un tassello decisivo nella costruzione della citta’ dell’uomo, e come una condizione necessaria per aprirsi alla realta’ tutta intera”. Bagnasco ha ricordato nel suo discorso “le figure di educatori e di educatrici che hanno dato un contributo indispensabile alla scuola, in termini di innovazione pedagogica, di apertura al confronto culturale e di crescita della coscienza sociale”. “Padre Santo - ha poi concluso il cardinale di Genova - grazie di averci accolto oggi! Con Lei vogliamo riapprendere la lezione evangelica del crescere in eta’, sapienza e grazia, come il nostro Maestro ci ha mostrato. Vogliamo, grazie alla Sua parola che attendiamo come luce benefica, rinnovare il nostro desiderio di educare per vivere, di educare per vivere insieme, nella pienezza della nostra umanita’ che in Gesu’ Cristo, Figlio di Dio, risplende”.