di Viviana Ponchia

INVALSI. Pessimo acronimo che contiene un vago sentore di invalidità, il sospetto di un passato remoto, la noia inutile e profonda del comma, del lemma e del dilemma. Comunque parola non adatta a ispirare simpatia, Rischiatutto era molto meglio. Va somministrato, e questo peggiora le cose. Come una medicina, come una punizione. Anziché prepararsi e andare a esporre un concetto concedendosi pause, riflessioni e furbissime pressioni psicologiche, si prende una penna e si mette una croce, si tumula il sapere. L’Invalsi, come Belfagor, un po’ mette paura e un po’ fa ridere. È un test fatto di quiz, cosa che in un percorso scolastico ormai disseminato di croci — e come va va — giustifica il generale disgusto e l’imbavagliamento di buona parte della giovane popolazione cui viene rifilato. Dovrebbe misurare la performance della scuola. È una prova oggettiva, come quella a cui si sottopongono i carabinieri. Nel Regno Unito esiste dal 1962, noi ci abbiamo provato per puro sfizio statistico con l’esame di stato del 2008 e deve essere piaciuto così tanto che dal 2009 concorre nella valutazione finale del primo ciclo di istruzione.

PECCATO che dal 2010 si sia registrato un clamoroso abbassamento del livello degli studenti alle superiori, soprattutto in matematica, dove la crocetta a casaccio sembra andare per la maggiore. Il crollo dei voti è stato imputato alla difficoltà del test. Qualcuno però sta prendendo in considerazione l’overdose. Quiz per entrare, quiz per uscire, quiz mentre si è dentro. E studiare davvero no?
Mettere un fregio sulla risposta giusta pareva la via più semplice per capire cosa hanno in testa i ragazzi e quindi come va la scuola, ma l’equazione lascia perplessi, il sistema di valutazione puzza di schedatura. A forza di quiz c’è chi rimpiange il panico da foglio bianco, minimo quattro pagine di tema e guai a tracimare sui margini. Una delle critiche più dure riguarda proprio la somministrazione, diversa a seconda delle regioni. Per irregolarità si intende la compiacenza dei docenti nei confronti degli allievi che crea un’inedita alleanza fra categorie storicamente nemiche.

ESSENDO la compiacenza più forte in Calabria, Sicilia e Campania, i più arrabbiati parlano coerentemente di mafia. Per scongiurare l’invalidità dell’Invalsi ci vorrebbero somministratori pescati tra il personale Invalsi, ma costerebbe troppo. E poi andrebbe fatto il passo successivo: prendere spunto dai risultati per chiudere i buchi. Siccome non avviene, fare un po’ di cinema è legittimo. La mania per la croce al posto giusto può essere soddisfatta in molti altri modi, a cominciare dal Sudoku.