Roma, 15 maggio 2014 - Gli immigrati che lasciano le loro terre per sfuggire alla fame e alle violenze spesso vivono “storie che ci fanno piangere e vergognare: esseri umani, nostri fratelli e sorelle, figli di Dio che, spinti anch’essi dalla volonta’ di vivere e lavorare in pace, affrontano viaggi massacranti e subiscono ricatti, torture, soprusi di ogni genere, per finire a volte a morire nel deserto o in fondo al mare”. Sono parole di Papa Francesco ai nuovi ambasciatori accreditati in Vaticano. Secondo Francesco, il fenomeno migratorio, che si manifesta in questa fase “in tutta la sua ampiezza e nel suo carattere, per cosi’ dire, epocale” dobbiamo ora “affrontarlo con uno sguardo politico serio e responsabile, che coinvolga tutti i livelli: globale, continentale, di macro-regioni, di rapporti tra Nazioni, fino al livello nazionale e locale”. Per Francesco e’ giunto il momento di un cambiamento. “Noi - ha spiegato ai diplomatici - possiamo osservare in questo campo esperienze tra loro opposte”: Da una parte quell’immane sofferenza e dall’altra “storie stupende di umanita’, di incontro, di accoglienza; persone e famiglie che sono riuscite ad uscire da realta’ disumane e hanno ritrovato la dignita’, la liberta’, la sicurezza”.

CONTRO LE ARMI - “Il commercio delle armi ha l’effetto di complicare e allontanare la soluzione dei conflitti, tanto più perché esso si sviluppa e si attua in larga parte al di fuori della legalita’”. Lo denuncia Papa Francesco.  “Tutti - ha lamentato il Papa - parlano di pace, tutti dichiarano di volerla, ma purtroppo il proliferare di armamenti di ogni genere conduce in senso contrario”. “Ritengo pertanto - ha scandito Francesco - che, mentre siamo riuniti in questa Sede Apostolica, che per sua natura e’ investita di uno speciale servizio alla causa della pace, possiamo unire le nostre voci nell’auspicare che la comunita’ internazionale dia luogo ad una nuova stagione di impegno concertato e coraggioso contro la crescita degli armamenti e per la loro riduzione”.

NUMERI RECORD - Numeri record per i flussi di migranti diretti alle coste sud dell’Europa nei primi mesi del 2014: secondo le rilevazioni di Frontex, da gennaio ad aprile sono stati localizzati circa 42.000 migranti, il triplo rispetto ai 12.400 dello stesso periodo del 2013. Di questi, oltre la metà erano diretti in Italia, con un fortissimo aumento rispetto all’anno precedente. Presentando i dati raccolti dall’agenzia Ue il vicedirettore Gill Arias ha sottolineato che non è compito di Frontex aiutare l’Italia nell’ accoglienza dei migranti poiché si tratta di uno strumento di rilevazione e controllo, non di gestione delle richieste di asilo. L’aumento dei migranti rilevati da Frontex nei primi mesi, ha riferito Arias, può ricondursi sia a un aumento del flusso sia anche all’aumento di controlli e quindi legato anche alla rafforzata attività di Frontex. Tali numeri non si vedevano da cinque anni, ad eccezione del 2011, quando le migrazioni erano aumentate per via della Primavera araba. “C’è da aspettarsi un aumento delle rilevazioni di migranti durante l’estate quando le traversate sono più facili”, ha confermato. L’aumento provocato anche dalle modifiche delle leggi sull’immigrazione in Israele. Ciò “porta i migranti provenienti dal corno d’Africa a scegliere soprattutto l’Europa come luogo di arrivo”. Secondo le testimonianze dei migranti siriani e sub sahariani, riferisce Arias, ci sarebbero già molte persone in Libia pronti a fare la traversata. Cresce anche il numero delle richieste di asilo avanzate in Svezia, Olanda e Bulgaria e Germania, che da sola registra un + 41%.

Diminuiscono i rifiuti di accesso nel confine Polonia-Ucraina e fra Russia, Polonia e Finlandia. Le attività di Frontex sono supportate da un bilancio di 89 milioni di euro nel 2014, che potrebbero diminuire in futuro, dei quali 55,3 destinati alle attività operative, soprattutto per Eurosur (13,5) e operazioni congiunte (42 milioni). Di questi, 21,5 milioni dedicati al controllo del mare. “Il controllo delle frontiere è solo un piccolo tassello del puzzle, non è la soluzione. Per migliorare la situazione servono soprattutto accordi bilaterali più stringenti fra le nazioni e politiche più incisive contro i trafficanti”. Per quanto riguarda i centri di accoglienza “non è compito di Frontex gestire l’arrivo dei migranti nei centri di accoglienza”.