PRATO, 30 MAGGIO 2014 - IL PALAZZETTO dello sport di Prato avrebbero potuto chiamarlo PalaPaperino, tanto è nato sfortunato. Non solo è costato un sacco, ma continua a richiedere spese continue per la sua messa a norma, con il risultato che a soli 14 anni dalla sua inaugurazione (che ufficialmente... non c’è mai stata) è perennemente in bilico sull’orlo dell’inagibilità. E di soldi non ne porta perché è piccolo e «sformato», quindi inadatto a grandi concerti o manifestazioni sportive di alto livello: ha il tetto all’ingiù, tipo tempio buddista.

APPALTATO nel 1996 per quattro miliardi di lire alla ditta Fubelli di Tivoli, alla fine ne costò quasi sei. Un impianto da duemila posti decisamente brutto (dall’esterno sembra una scatola di sardine), che ne ha viste tante dalla sua nascita. L’ultima risale a poche settimane fa: tre ore prima di un’importante sfida di playoff di calcio a cinque arrivò un’ordinanza del sindaco che imponeva di giocare a porte chiuse. Infatti la commissione competente non aveva valutato gli interventi richiesti in tema di sicurezza (vie di fuga, luci antincendio e simili). Ma come, per un impianto che ha solo una decina d’anni di vita? Ma questo palasport (ora si chiama EstraForum) è nato sventurato.

PROGETTATO nel 1988, vide la luce solo nel 2000. Il progetto era così datato che, quando fu messo in cantiere, gli operai si trovarono di fronte a una rotonda che nel frattempo era spuntata in strada: gli operai furono costretti a «smussare» gli angoli per far convivere le due opere. Lavori lenti, mesi di attesa per vederlo finalmente ospitare i successi sportivi di pallamano e calcio a cinque, tra le glorie sportive pratesi arrivate al titolo tricolore; non del pur scudettato hockey su pista, perché non c’erano le balaustre necessarie per la disciplina. E poi, si disse, il parquet sarebbe stato rovinato dai pattini... E pensare che l’impianto era pensato soprattutto per le «stecche». Che dire della pallavolo, che qui può giocare solo a bassi livelli e non in gare internazionali, visto che il tetto è concavo (sic) e quindi al centro ha un’altezza più bassa che ai lati, insufficiente per rientrare negli standard richiesti. All’epoca sbattevano contro il tetto piegato all’ingiù e si bucavano anche i palloni della pallamano...
Ma i guai, si diceva, cominciarono a emergere già prima dell’inaugurazione: c’erano solo due spogliatoi. E gli arbitri, fece osservare qualcuno? E le altre squadre in caso di competizioni aperte o due partite consecutive da giocare? Il Comune di Prato rimise mano al portafogli e sistemò la cosa. Ma da allora è stato spesso un rattoppare e soprattutto rinunciare a eventi di alto livello per l’inadeguatezza della struttura. E accanto, a poche centinaia di metri, c’è un altro palasport, il buon vecchio pattinodromo. Due palazzetti vicini, ma tutti e due inadeguati. Ora l’ultima beffa del rischio inagibilità per i problemi di sicurezza: sono stati spesi altri soldi per una struttura nuova, ma problematica.

IN CONCLUSIONE, viene in mente quando i tifosi della pallavolo pratese di Serie A, l’allora Centro Matic, si lamentavano di dover giocare a Firenze. Prato era appena diventata provincia. Scrissero su uno striscione: «Stanchi di emigrare / con la provincia il palazzetto lo dovete fare». La squadra scomparve sei anni prima di vedere l’opera. Si è evitata di farsi il sangue amaro: a Maliseti, comunque, non avrebbe potuto giocarvi.

di Luca Boldrini