di Viviana Ponchia

NON TROPPO facile, non troppo complicato. Forse anche per questo Tetris diventava dipendenza. Era come dovrebbe essere la vita, dove non importa che cosa accade, ma importa mettere le cose al posto giusto. Venivano giù uno alla volta mattoncini colorati, i tetramini, e bisognava ruotarli per creare una riga orizzontale senza interruzioni. Questo dava un senso di pace. A differenza dei videogiochi venuti dopo, dentro lo schermo di Tetris si aveva la sensazione che anche sbagliando non sarebbe successo niente. Non c’erano rischi, non c’era una trama. Servivano la logica e il ragionamento che servono per mettere le valigie nel bagagliaio. E infatti qualcuno giura che, grazie al passatempo inventato dall’ingegnere russo Alexey Pajitnov il 6 giugno 1984, ha imparato a caricare come si deve la lavastoviglie. Esiste ancora, rivisitato in tutti i modi, ed è sempre molto amato.

MA QUESTI non sono più i suoi tempi. È l’ora del caos, dell’adrenalina. I suoi 30 anni appena compiuti sono lo specchio che ci dice quanto siamo cambiati. Ci dice che di un essere umano che gioca a Tetris ci si può fidare, degli amanti di Candy Crush non si sa. I suoi cultori dell’epoca d’oro cadevano in trance senza lamentare effetti collaterali. A ogni giro ricostruivano il mondo e gli davano un ordine e un senso come probabilmente fanno anche gli appassionati di uncinetto e i maratoneti: si mette un mattone, un punto o un passo dopo l’altro senza pensarci troppo. Hanno scoperto che questo andamento ipnotico e per niente stressante serve a smettere di fumare e a superare i flashback dello stress post traumatico. Impilando i vagoni pieni di niente si allontano le visioni paurose, gli attacchi di panico, il bisogno della sigaretta. Si ritrova il controllo anche se sulla lunga distanza una partita si conclude certamente con la sconfitta del giocatore. Oltre al resto conta la base musicale di sottofondo. Quella canzone popolare russa, la Danza della Fata Confetto di Cajkovskij, o il Minuetto in Si minore di Bach riescono ancora oggi a sedare l’agitato e l’ansioso oltre le aspettative del suo inventore. Pajitnov sarebbe l’uomo più ricco del mondo se non avesse dovuto donare forzatamente i diritti della sua invenzione all’Unione Sovietica, ma è stato un mattone come tanti e lo ha messo al posto giusto.