CdV, 13 giugno 2014  - Papa Francesco vorrebbe essere ricordato così: “Era un bravo ragazzo, ha fatto ciò che poteva, non era così male”. Lo confida lui stesso in un’intervista a ‘La Vanguardia’, quotidiano di Barcellona. “Il pastore - afferma - è la dimensione della mia vocazione. Mi sento anche Papa. Non voglio giocare a fare il Papa-parroco, sarebbe immaturo. E' vero che con il protocollo io ho i miei problemi, ma lo rispetto. Quando si tratta di ricevere un Capo di Stato, ad esempio, devo accoglierlo con la dignità e il protocollo che merita. Mi sento al servizio di tutte le persone che incontro”.

In tema di sicurezza, Papa Francesco ammette però che questo è rischioso: “So che qualcosa potrebbe accadere, ma è nelle mani di Dio. In Brasile mi avevano preparato una papamobile chiusa, con i vetri blindati, ma così non potevo salutare le persone e dire loro che le amo. Mi sarei sentito chiuso in una scatola di sardine. Per me questo è un muro. E’ vero che qualcosa può succedere, ma lasciatemi stare. Realisticamente, alla mia età non ho molto da perdere”.

Nell’intervista Bergoglio ammette di essere molto attento al tema dei risparmi economici per consentire alla Chiesa di dare tutto il possibile ai poveri. “Spengo la luce - dice - per non spendere un sacco di soldi, per esempio”. “La povertà e l’umiltà - spiega Francesco - sono al centro del Vangelo, in senso teologico, non sociologico. Non riesco a capire il Vangelo senza povertà, ma deve essere distinta dal pauperismo. Io credo che Gesù vuole che noi vescovi non siamo principi, ma servitori.

Quanto alla Riforma della Curia, Papa Francesco rivela: “non ho nessun progetto personale. Sono arrivato con una piccola valigia, per tornare rapidamente a Buenos Aires. Quello che sto facendo è conforme con quanto si era detto alle Congregazioni Generali, vale a dire alle riunioni che durante il Conclave, abbiamo tenuto ogni giorno per discutere i problemi della Chiesa, riflette cioè ciò che i cardinali hanno chiesto. Un punto fermo era che il prossimo Papa avrebbe dovuto avere un rapporto stretto e continuo con l’esterno, cioè con un team di consulenti che non vivono in Vaticano. E si è creato il Consiglio degli Otto: otto cardinali di tutti continenti e un coordinatore che si riunisce qui ogni due o tre mesi. Ora, il primo di luglio abbiamo quattro giorni di lavoro per apportare le modifiche (alla Curia) che ci chiedono gli stessi cardinali. Non è obbligatorio che lo facciamo ma non sarebbe saggio non ascoltare coloro che sanno le cose”.

Jorge Mario Bergoglio avrebbe voluto ritirarsi, dopo le dimissioni per età da arcivescovo di Buenos Aires, “in una casa di riposo per i sacerdoti anziani della città”. “Alla fine del 2012 - racconta il Papa - avevo già presentato le dimissioni. Ho scelto una stanza e ho detto: ‘Voglio venire a vivere qui, aiuterò nelle parrocchie”. “Questo - spiega nell’intervista - sarebbe stato il mio futuro prima di diventare Papa”.

Secondo Francesco, con le dimissioni “Papa Benedetto ha fatto un grande gesto. Ha aperto una porta, creato un’istituzione potenziale: il Papa emerito, così come oggi ci sono molti vescovi in pensione, perché si vive più a lungo. Io farò lo stesso, chiedendo al Signore che mi illumini quando arriverà il momento, chiederò a Dio di dirmi quello che dovrò fare”. Papa Bergoglio, in merito scherza citando una canzone italiana, che erroneamente attribuisce a Mina: “Zingara, dimmi che destino avrò”.

IL 99% DELLEA GENTE IN VATICANO NON CREDEVA NELLA PREGHIERA DELLA PACE - “Ho avvertito che era qualcosa che sfuggiva a tutti noi. Qui, in Vaticano, il 99 per cento delle persone dicevano che non si sarebbe fatto e poi quell’uno per cento è cresciuto”. Così Papa Francesco in merito alla preghiera per la pace con i presidenti israeliano e palestinese Shimon Peres e Mahmoud Abbas. “Io sentivo che venivamo spinti verso qualcosa che non si era mai verificato e gradualmente ha preso forma. Non è stato per nulla un atto politico - e questo l’ho avvertito fin dall’inizio - ma un atto religioso: aprire una finestra sul mondo”. “Ho deciso di andare perché il presidente Peres mi ha invitato. Io sapevo che il suo mandato terminava questa primavera, e così mi sono visto obbligato, in qualche modo, ad andare prima. Il suo invito ha affrettato il viaggio, non avevo pensato di farlo”, spiega Bergoglio quanto al recente viaggio in Terra Santa.

A intervistare il Papa è stato il giornalista di origini portoghesi Henrique Cymerman, corrispondendo dal Medio Oriente per La Vanguardia, Antena 3 e la TV israeliana Channel 2. Incontrandolo sul volo di andata Amman - ricorda il sito Vatican Insider - il Papa, che aveva visto il giornalista israeliano seduto accanto a un collega palestinese, gli aveva chiesto di proteggerlo durante il viaggio in Terra Santa. Cymerman è stato coinvolto nell’organizzazione della preghiera per la pace che si è tenuta in Vaticano e nell’intervista Francesco ha riconosciuto: “A lei si deve una buona parte del fatto che sia avvenuta”.