Roma, 19 giugno 2014  - “La qualità dell’aria a Taranto è buona, in particolare per le polveri sottili i dati sono tra i migliori delle città italiane”. Lo assicura il sub commissario uscente per il risanamento ambientale dell’Ilva, Edo Ronchi, nel corso della presentazione del rapporto ‘Il risanamento ambientale dell’Ilva dopo un anno di commissariamento’.

Ronchi sottolinea che “con solo anno di commissariamento non si poteva certo risolvere una simile crisi, ma oggi la situazione è sostanzialmente migliorata: l’Ilva è un’azienda in via di risanamento ambientale, con interventi tutti definiti, progettati e in buona parte realizzati e una consistente riduzione dei suoi impatti sull’ambiente, a partire dalla qualità dell’aria nella città di Taranto rientrata, per tutti i parametri, nella norma”.

PER IL RISANAMENTO SERVONO 800 MILIONI - “Servono 800 milioni per attuare il dpcm sul piano ambientale nel prossimo anno di risanamento dell’Ilva, da qui a giugno 2015”. Lo dice il subcommissario uscente per il risanamento dell’Ilva, nel corso della presentazione di un dossier, a un anno esatto dalla sua nomina.

Secondo Ronchi, queste risorse sono reperibili utilizzando “una quota delle risorse sottoposte al sequestro giudiziario per un’indagine di evasione fiscale della procura di Milano a carico degli azionisti del gruppo Ilva”.

Non solo: per Ronchi “ora che c’è il piano ambientale occorre cambiare passo e accelerare nella sua realizzazione. Per fare questo un subcommissario non e’ piu’ sufficiente. Oltre al commissario gestionale, serve un commissario ambientale con poteri precisi, circoscritti e definiti per l’attuazione del piano ambientale”.

AL VIA UDIENZA PRELIMINARE PER DISASTRO AMBIENTALE - Al via questa mattina nella caserma dei vigili del fuoco di Taranto l`udienza preliminare per l`inchiesta sul disastro ambientale causato dall`Ilva. Quindici imputati, fra cui la holding Riva Fire hanno presentato istanza di rimessione del processo per incompatibilità ambientale, perché i giudici tarantini, sotto pressione, non sarebbero sereni ed imparziali. Oscillano fra le 700 ed 800 le richieste di costituzione di parte civile all`udienza.

Il Comune di Taranto, rappresentato dall`avvocato Luca Perrone, ha già pronta una richiesta di risarcimento di 10 miliardi di euro, mentre dieci milioni di euro è la richiesta di risarcimento di Legambiente. Centinaia i proprietari di case del quartiere Tamburi (che si trova proprio accanto allo stabilimento siderurgico) identificati come parti offese. Insieme a loro chiedono di costituirsi parti civili associazioni ambientali e cittadine, le sigle sindacali confederali, il Comune di Statte, la Regione Puglia ed i ministeri di Ambiente e Salute.

La procura chiede il processo per 49 imputati e tre società, fra dirigenti e rappresentanti della famiglia Riva proprietaria dello stabilimento, accusati di associazione per delinquere, disastro ambientale, avvelenamento di sostanze alimentari d omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Mancherà all`appello il patron Emilio Riva, scomparso a 87 anni il 29 aprile scorso. Tra gli imputati anche dirigenti ministeriali e numerosi politici, come il presidente della Regione Nichi Vendola e l`ex presidente della Provincia di Taranto Gianni Florido, finito in carcere a maggio 2013 per concussione. Entrambi sono accusati di aver fatto pressioni sui loro uomini per favorire l`Ilva.

Anche il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, è imputato, accusato di abuso d`ufficio per non aver agito contro l`inquinamento che mette a rischio la salute dei tarantini e l`ambiente. Alla sbarra anche il deputato di Sel Nicola Fratoianni, l’assessore regionale all’Ambiente Lorenzo Nicastro e il consigliere regionale Donato Pentassuglia, tutti accusati del favoreggiamento di Vendola, così come il dg di Arpa Giorgio Assennato. Rischiano il processo dirigenti regionali, professionisti ed anche un poliziotto, un carabiniere ed un prelato.