Roma, 25 giugno 2014 - Non ce l’ha fatta Ciro Esposito, il tifoso del Napoli gravemente ferito il 3 maggio scorso durante gli incidenti avvenuti fuori allo Stadio Olimpico di Roma, in occasione della finale di Coppa Italia. Ieri le sue condizioni si erano improvvisamente aggravate.

Il giovane, 27 anni, era ricoverato al policlinico Gemelli. Il 19 giugno scorso era stato sottoposto a una nuova revisione chirurgica, dopo avere subito pochi giorni prima una lobectomia superiore destra e, in precedenza, diversi altri interventi chirurgici dai quali non si era mai ripreso completamente per via di numerose complicanze dovute alla grave lesione traumatica subita.

"M'HA SPARATO DE SANTIS" - “Mi ha sparato lui”, avrebbe detto Ciro Esposito ad alcuni suoi familiari che gli mostravano foto di Daniele De Santis apparse sui giornali. I parenti che hanno ricevuto la confidenza saranno sentiti dalla Digos di Roma. 

LA FAMIGLIA - “Noi chiediamo alle istituzioni di fare la loro parte. Daniele De Santis non era solo e vogliamo che vengano individuati e consegnati alla giustizia i suoi complici. Vogliamo che chi ha sbagliato, nella gestione dell’ordine pubblico, paghi”, a partire dal “prefetto di Roma che non ha tutelato l’incolumità dei tifosi napoletani. Chiediamo al presidente del Consiglio di accertare le eventuali responsabilità politiche di quanto accaduto. Nessuno puo’ restituirci Ciro ma in nome suo chiediamo giustizia e non vendetta”.

è affidato a una nota l’appello dei familiari di Ciro Esposito, che al momento hanno deciso di non rilasciare dichiarazioni ma scrivono: “alle 6 di questa mattina, dopo un calvario durato 50 giorni, si è spento il nostro Ciro, un eroe civile. Quel maledetto 3 maggio il nostro Ciro è intervenuto in via Tor di Quinto a Roma per salvare i passeggeri del pullman delle famiglie dei tifosi del Napoli calcio. Il nostro Ciro ha sentito le urla di paura dei bambini che insieme alle loro famiglie volevano vedere una partita di calcio. Ciro è morto per salvare gli altri”.

Infine, i familiari del 31enne napoletano hanno voluto “ringraziare tutti coloro che in questi 50 giorni hanno manifestato la loro solidarietà. Oggi non è gradita la presenza delle istituzioni che si sono nascoste in questi 50 giorni di dolore. Il nostro sentito grazie al personale medico e paramedico del policlinico Gemelli per la loro umanità e professionalità, e a quei napoletani come il proprietario dell’albergo romano che ci ha fatto sentire il calore e l’affetto della nostra città. Al presidente del Napoli, al sindaco di Napoli e al presidente della ottava municipalità di Napoli - concludono - va tutta la nostra riconoscenza”.

CAMBIA L'IMPUTAZIONE - Con la morte di Ciro Esposito, si fa più pesante la posizione processuale di Daniele De Santis, l’ex ultrà giallorosso accusato dalla procura di Roma di aver esploso almeno 5 colpi di pistola all’indirizzo di alcuni tifosi partenopei, durante la rissa scoppiata in viale Tor di Quinto nel prepartita della finale di Coppa Italia.

De Santis, che dal 3 maggio si trovava in stato di arresto presso il Policlinico Umberto I di Roma per tentato omicidio oltre che per porto e detenzioni di arma da sparo, è stato trasferito per motivi di sicurezza nella struttura protetta dell’ospedale Belcolle di Viterbo.

I MEDICI - La notizia del decesso è stata comunicata dal professor Massimo Antonelli, direttore del Centro di Rianimazione del Policlinico Gemelli dove il giovane era ricoverato. “Dopo 50 giorni di rianimazione intensa e protratta - si legge in nota - il signor Ciro Esposito è da poco deceduto per insufficienza multiorganica non rispondente alle terapie mediche e di supporto alle funzioni vitali”.

Il professor Antonelli a nome di tutto il personale del reparto esprime il profondo cordoglio e la vicinanza ai genitori di Ciro giovane in questo momento di intenso dolore per la perdita del proprio figlio.

STRISCIONE E MINACCE - "De Santis fascista assassino. Napoli ti odia": è il messaggio comparso su uno striscione a Napoli, al corso Vittorio Emanuele. Su un muretto sotto lo striscione, una scritta con lo spray bianco: ‘Anni ‘70 bombe nelle piazze. 2014...pistole fuori agli stadi’. E accanto, in nero: ‘03-05-14 Romanista infame'.

E su Facebook i tifosi e gli ultras del Napoli stanno iniziando a postare sui gruppi sui social network dedicati al Napoli Calcio: "Non finisce così”. “Cordoglio e rispetto alla famiglia del nostro fratello Ciro Esposito riposa in pace....Non finisce così”, “Adesso canta insieme a noi... Non finisce così”, si legge su Facebook, mentre su Twitter lo slogan è diventato un hashtag: “Ed ora state attenti vi consiglio di fare i bagni ad ostia e fregene #nonfiniscecosi”.

L'AVVOCATO -  “Chiediamo che sia proclamato il lutto nazionale”, dice Angelo Pisani, difensore della famiglia Esposito e presidente dell’Ottava Municipalità di Napoli che comprende il quartiere in cui Ciro lavorava all’autolavaggio, a Scampia. Il cuore del ragazzo si è fermato all’alba di oggi dopo un’agonia di cinquanta giorni.

“La morte di Ciro - dichiara l’avvocato - rappresenta il fallimento di uno Stato che aveva il dovere di tutelare i cittadini e le manifestazioni sportive in generale. Tutto questo non è avvenuto e a rimetterci la vita è stato un ragazzo innocente, che da oggi in poi sarà il nostro eroe”. “Aspettiamo - conclude Pisani - di poterlo onorare per l’ultima volta con una cerimonia che convocheremo presso l’Auditorium di Scampia, perché tutto il quartiere possa stringersi intorno a Ciro e alla sua famiglia, che rappresentano dinanzi a tutta l’Italia i valori positivi di Napoli”.

REAZIONI - “Ciro è morto e a Napoli proclamiamo il lutto cittadino. Per Ciro, per i familiari,per il nostro popolo. Per dire ‘no’ al binomio calcio-violenza”. Così in tweet questa mattina il sindaco di Napoli Luigi de Magistris.

Cordoglio anche del presidente della Repubblica Napolitano. L’Ufficio Stampa della Presidenza della Repubblica rende noto il testo del telegramma inviato dal Segretario Generale, Donato Marra, alla signora Antonella Leardi: "Le esprimo i sentimenti di cordoglio del Presidente Napolitano per le sofferenze e la morte di suo figlio Ciro". "Profondo dolore" anche da parte del ministro degli Interni Alfano. "La violenza - ha aggiunto Alfano - è la negazione dello sport; e’ il contrario dell’amore per il calcio di milioni di italiani”.