Città del Vaticano, 26 giugno 2014 - Papa Francesco ha scelto il tema dell’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei vescovi che si terrà nel 2015: “Gesù Cristo rivela il mistero e la vocazione della famiglia”. Lo ha annunciato il segretario del Sinodo, cardinale Lorenzo Baldisseri. “I temi che non sono compresi nel documento presentato oggi - ha precisato il porporato toscano - saranno trattati nell’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo del 2015 (4-25 Ottobre), che sarà la terza tappa del cammino di riflessione sulla famiglia, che è iniziato con il Concistoro del 20 febbraio 2014”.

Ecco i principali punti contenuti nell'Instrumentun laboris, sostanzialmente una specie di traccia per i porporati.  Si parla di temi 'spinosi' per la Chiesa come la contraccezione, il battesimo ai figli di ragazze madri o coppie gay, l'atteggiamento da tenere con divorziati, separati e risposati, puntando sempre sulla necessità dell'accoglienza e della comprensione. Il documento è stato redatto sulla base delle risposte alle 38 domande del questionario voluto da Papa Francesco 

RAGAZZE MADRI E COPPIE GAY  - “Un’attenzione particolare va data alle madri che non hanno marito e si prendono cura da sole dei figli”. Inoltre  “Vanno ammirati - si legge - l’amore e il coraggio con cui hanno accolto la vita concepita nel loro grembo e con cui provvedono alla crescita e all’educazione dei loro figli”.

Ma, se “da parte della comunità cristiana va prestata una sollecitudine che faccia percepire la Chiesa come vera famiglia” ai figli delle regazze madri, lo stesso atteggiamento di apertura deve essere adottato nel caso in cui le persone che vivono unioni di fatto, anche coppie gay, “chiedano il battesimo per il bambino”.

Il documento presentato oggi sottolinea che “il piccolo deve essere accolto con la stessa cura, tenerezza e sollecitudine che ricevono gli altri bambini”. “Molte risposte indicano che sarebbe utile ricevere delle direttive pastorali più concrete per queste situazioni”, riferisce il testo redatto sulla base delle risposte alle 38 domande del questionario voluto da Papa Francesco. “è evidente - tuttavia - che la Chiesa ha il dovere di verificare le condizioni reali in vista della trasmissione della fede al bambino”.

Ma, anche “nel caso in cui si nutrano ragionevoli dubbi sulla capacità effettiva di educare cristianamente il bambino da parte di persone dello stesso sesso”, questo non va negato: “se ne garantisca - invece - l’adeguato sostegno, come peraltro è richiesto a ogni altra coppia che chiede il battesimo per i figli”. Secondo i vescovi, “un aiuto, in tal senso, potrebbe venire anche da altre persone presenti nel loro ambiente familiare e sociale. In questi casi, la preparazione all’eventuale battesimo del bambino sarà particolarmente curata dal parroco, anche con un’attenzione specifica nella scelta del padrino e della madrina”.

Il documento mette in guardia dal “rigorismo pastorale circa il livello morale della vita dei genitori”. Esso, segnalano i vescovi, “comporterebbe il rischio di negare ingiustamente i sacramenti ai bambini e fare discriminazione ingiusta tra diverse situazioni moralmente inaccettabili (punire per esempio i bambini per l’invalidità del matrimonio dei genitori, ma non prendere in considerazione la situazione di quelli che vivono di delinquenza e di sfruttamento).

“Quando i genitori chiedono il battesimo per i figli, ma si trovano in situazione di convivenza, vi sono Chiese - segnala inoltre il documento - in cui si opta per un accompagnamento personale dei genitori prima di amministrare il sacramento ai piccoli, con istruzioni che li guidano a riaccostarsi ai sacramenti, fino alla celebrazione del matrimonio. Solo dopo alcuni anni anche i figli riceveranno il battesimo”.

Resta tuttavia un punto fermo il ”no” alle adozioni da parte delle coppie gay e anche al riconoscimento delle convivenze omosessuali come vero e proprio matrimonio. “Le risposte pervenute - infatti - si pronunciano “quasi all’unanimità - contro una legislazione che permetta l’adozione di bambini da parte di persone in unione dello stesso sesso, perchè vedono a rischio il bene integrale del bambino, che ha diritto ad avere una madre e un padre, come ricordato recentemente da Papa Francesco”. Ed ovviamente non è positivo, per la Chiesa, l’avanzare di una mentalità che accentua “il diritto alla libertà individuale senza compromesso: le persone si “costruiscono” solo in base ai propri desideri individuali”.

“A cio’ - conclude il documento - contribuisce pesantemente l’influsso martellante dei mass media e dello stile di vita esibito da certi personaggi dello sport e dello spettacolo; aspetti, questi, che esercitano la loro influenza anche in quei Paesi in cui la cultura familiare tradizionale sembra aver più resistito (Africa, Medio Oriente e Asia centro-meridionale)”.

DIVORZIATI, SEPARATI, RISPOSATI - “Nell’ambito di quelle che possono definirsi situazioni matrimoniali difficili, si celano storie di grande sofferenza, come pure testimonianze di sincero amore”. Dunque “urge permettere alle persone ferite di guarire e di riconciliarsi, ritrovando nuova fiducia e serenità. Di conseguenza, serve una pastorale capace di offrire la misericordia che Dio concede a tutti senza misura”. Si tratta allora di “proporre, non imporre; accompagnare, non spingere; invitare, non espellere; inquietare, mai disilludere”.

Di fronte alla questione dei divorziati risposati, “che vivono con sofferenza la loro condizione di irregolari”, la Chiesa, ha riassunto il segretario del Sinodo Lorenzo Baldisseri, “si sente interpellata a trovare soluzioni compatibili con il suo insegnamento, che conducano ad una vita serena e riconciliata”.
“A questo proposito appare rilevante l’esigenza di semplificare e snellire i procedimenti giudiziali di nullità matrimoniale”, elenca il cardinale toscano. E il documento aggiunge: “a volte si desidera l’ammissione alla comunione come per essere ‘legittimati’ dalla Chiesa, eliminando il senso di esclusione o di marginalizzazione”. Al riguardo, alcune delle risposte al questionario “suggeriscono di considerare la prassi di alcune Chiese ortodosse, che, secondo la loro opinione, apre la strada a un secondo o terzo matrimonio con carattere penitenziale”. Mentre “altri domandano di chiarire se la questione è di carattere dottrinale o solo disciplinare”.

“In tanti casi, segnalati in particolare in Europa e in America del Nord, si chiede - afferma il documento - di snellire la procedura per la nullità matrimoniale; a questo riguardo, si indica la necessità di approfondire la questione del rapporto tra fede e sacramento del matrimonio - come suggerito a più riprese da Benedetto XVI”. L’’Instrumentum laboris’ segnala anche una situazione curiosa: “nei Paesi a maggioranza ortodossa si segnala il caso di cattolici che si risposano nella Chiesa ortodossa, secondo la prassi in essa vigente, e poi chiedono di accostarsi alla comunione nella Chiesa cattolica. Infine, altre istanze avanzano la richiesta di precisare la prassi da seguire nei casi di matrimoni misti, in cui il coniuge ortodosso è già stato sposato ed ha ottenuto il permesso per le seconde nozze dalla Chiesa ortodossa”.

Nel documento si mette inoltre in evidenza “la necessità di porre più attenzione ai separati e ai divorziati non risposati fedeli al vincolo nuziale. Sembra che costoro spesso debbano aggiungere alla sofferenza del fallimento matrimoniale quella di non essere considerati convenientemente dalla Chiesa e pertanto di venire trascurati”. “Anch’essi - sottolinea il testo - hanno le loro difficoltà e il bisogno di essere accompagnati pastoralmente. Inoltre, si fa presente l’importanza di verificare l’eventuale nullità matrimoniale con particolare cura da parte dei pastori, al fine di non introdurre cause senza attento discernimento”. Nelle risposte ai questionari, infine, “si trovano richieste di promuovere maggiormente una pastorale della riconciliazione, che si faccia carico delle possibilità di riunire i coniugi separati”. Ed alcuni contributi delle chiese locali fanno notare che “l’accettazione coraggiosa della condizione di separati rimasti fedeli al vincolo, segnata da sofferenza e solitudine, costituisce una grande testimonianza cristiana”.

CONTRACCEZIONE - Nella “stragrande maggioranza” delle risposte al questionario voluto da Papa Francesco, si evidenzia come “la valutazione morale dei differenti metodi di regolazione delle nascite venga oggi percepita dalla mentalità comune come un’ingerenza nella vita intima della coppia e una limitazione all’autonomia della coscienza”. In particolare, segnala l’’Instrumentum laboris’ del prossimo Sinodo dei vescovi, presentato oggi, “per parecchi cattolici” il concetto di “paternità e maternità responsabile” si concretizza semplicemente nello “scegliere in coscienza il metodo più adeguato per la regolazione delle nascite, in base a una serie di criteri che vanno dalla efficacia alla tollerabilità fisica, passando per la reale praticabilità”.

“La conoscenza dei documenti conciliari e post-conciliari del Magistero sulla famiglia da parte del popolo di Dio, sembra essere generalmente scarsa”, lamenta il documento.
“Certamente vi è una certa conoscenza di essi da parte degli addetti ai lavori in ambito teologico”, segnala il testo redatto sulla base delle risposte ai questionari arrivate dall’85 per cento delle Conferenze Episcopali (più 800 risposte individuali o collettive).

In molti casi “nelle osservazioni, si evidenzia la fatica a cogliere la distinzione tra i metodi naturali di regolamentazione della fertilità e la contraccezione, tanto che generalmente tale differenza viene tradotta mediaticamente nella terminologia di metodi contraccettivi naturali e non naturali”. 

In sostanza, la distinzione su cui si basa la proibizione dei contraccettivi viene sentita “come pretestuosa e i metodi naturali vengano ritenuti semplicemente inefficaci e impraticabili”. Viene invece “percepita in modo forte la differenza tra metodi contraccettivi abortivi e non abortivi”. “Spesso è questo il criterio di giudizio utilizzato sulla bontà morale dei differenti metodi”, segnala il documento.

Inoltre, “nelle risposte pervenute, e soprattutto in diverse osservazioni, si fanno notare le difficoltà relative alla profilassi contro l’AIDS/HIV”. “Il problema - ovviamente - appare grave in alcune zone del mondo dove tale malattia è molto diffusa. Si sente il bisogno che la posizione della Chiesa a questo proposito venga spiegata meglio, soprattutto di fronte a talune riduzioni caricaturali dei media”.
“Tutte le risposte - infine - tendono a sottolineare come le difficoltà a recepire il messaggio della Chiesa sull’amore fecondo tra l’uomo e la donna si relazionano al grande divario tra la dottrina della Chiesa e l’educazione civile, soprattutto nelle aree geografiche maggiormente segnate dalla secolarizzazione”.