Lucca, 07 ottobre 2010 - Seicento albi in edicola, un successo ininterrotto dal 1948 (quando uscì la prima avventura) a oggi quando in edicola arriva, appunto, il numero 600 della serie, 'I demoni del Nord', scritto da Mauro Boselli e disegnato da Giovanni Ticci con copertina di Claudio Villa. Tex Willer, l’inossidabile ranger amico degli indiani (e lui stesso capo dei Navajos) e difensore dei più deboli contro i soprusi di malfattori e potenti corrotti, inanella un record dopo l’altro, tanto che mancano le parole per definire questo successo.

Chissà, forse proprio per questo Sergio Bonelli (editore di Tex Willer, figlio del creatore Gianluigi e autore a sua volta di storie indimenticabili con lo pseudonimo di Guido Nolitta) è stato colto da una forte raucedine in questi giorni di festa per il nuovo primato del fumetto italiano più longevo che rappresenta, comunque, un fenomeno straordinario anche a livello internazionale. Restando in Italia, molto più “giovani” infatti, sono i vari Diabolik (nato nel 1962), un altro eroe 'bonelliano' come Zagor (1961) fino ad Alan Ford (1969) Pinky e Lupo Alberto (1973).
Il traguardo dei seicento numeri, comunque, è celebrato in maniera molto sobria: come già accaduto per il numero cinquecento ("La vera sorpresa è che non ci saranno sorprese" disse in quell’occasione Sergio Bonelli) la festa consiste in un albo a colori.


Questa storia di successo comincia il 30 settembre 1948 con l’uscita della prima avventura, in formato striscia, 'Il Totem misterioso' che costava 15 lire. La sua frase d’esordio, mentre era inseguito da uno sceriffo e dai suoi scagnozzi fu: "Per tutti i diavoli, che mi siano ancora alle costole?".


A creare questo eroe western atipico che, assai prima del cinema, rivaluta la cultura indiana e non tratta i 'pellerossa' come selvaggi da civilizzare, è Gian Luigi Bonelli, un 'romanziere prestato al fumetto'. Dapprima chiama il suo personaggio 'Killer', ma poi ci ripensa e gli cambia nome. Il modello grafico al quale si ispira il grandissimo disegnatore Aurelio Galleppini (in arte Galep) è quello di Gary Cooper, anche se (come fanno spesso i disegnatori) in Tex Galep mette un po’ di sé stesso. Gianluigi Bonelli scriverà 31mila 307 pagine di avventure di Tex, in gran parte disegnate da Galep, autore di 400 copertine consecutive (ennesimo record dei record) con ritmi creativi impressionanti. Da ricordare che nel 1958 la serie cambia formato e prende quello attuale, cosiddetto 'bonelliano' a partire dall’albo 'La mano rossa'.


Dopo Gianluigi Bonelli e Galep si sono alternati grandissimi artisti della sceneggiatura e del disegno, da Nizzi a Boselli allo stesso Nolitta (per i testi); da Ticci, a Giolitti, da Letteri Fusco, da Brindisi a Civitelli a Ortiz, fino a una serie di “partecipazioni straordinarie” nei Texoni con autori come Magnus e Kubert, solo per citarne alcuni, perché l’elenco sarebbe davvero lungo e tutto di grande qualità.


Capaci di resistere al passare degli anni (nel suo caso il termine di “inossidabile” è davvero appropriato) alle alterne fortune del genere western e ai cambiamenti generazionali del pubblico, Tex Willer e i suoi “pard” (il brontolone ma inseparabile amico Kit Carson; il figlio Kit e l’indiano leale e coraggioso Tiger Jack) continuano ad appassionare i lettori. In un panorama di profonda crisi del fumetto italiano, le 220mila copie (di inediti) venduti ogni mese rappresentano un grande risultato, anche se certo lontano dalle 600mila dei tempi d’oro. Difficile spiegare il perché di questo successo, se non con la grande qualità di disegnatori e sceneggiatori. Forse, però, l’immagine di un eroe che lotta contro le ingiustizie, tutore della legge e della legalità, ma capace anche di mettersi contro il potere pur di difendere i deboli, non solo non scolorisce con gli anni, ma diventa un bisogno (o un sogno) sempre più attuale.