Napoli, 30 ottobre 2010 - Una miracolosa unione di colore e carne. Bill Viola parte da qui per contemplare i dipinti di Caravaggio e da qui iniziare poi a creare un'opera moderna che di quella antica attinge e conserva l'essenza, reinventata però con sensibilità, tensioni e tecnologie del nostro contemporaneo. Il grande artista della videoarte è protagonista a Napoli al museo di Capodimonte di un suggestivo dialogo con l'esperienza caravaggesca, proprio lì dove è conservata la celebre Flagellazione.
 

L’installazione di Bill Viola è presentata, dal 30 ottobre al 23 gennaio, negli spazi della Sala Causa del Museo, dove sei video di forte incisività, e mai presentati a Napoli, mettono in luce le tematiche più ricorrenti dell’artista americano in una sorta di dialogo a distanza con le forme, i colori e le passioni di Michelangelo Merisi.

''Caravaggio anelava all'incarnazione. Le sue opere portarono sulla terra la Sacra Famiglia e i Santi, dando loro un posto sulla strada, insieme a noi. Egli ribaltò totalmente l'immagine sommergendo le vestigia spirituali sotto la pelle, camuffate o, se necessario, appena evidenti all'occhio''. L'artista californiano spiega così, nel catalogo della mostra, il suo sguardo sulle luci e sulle ombre caravaggesche. Fortemente influenzato dall’arte italiana, i suoi video a Napoli raccontano la profonda riflessione sulla vita e sulla morte, sul dolore e sulla speranza, intrecciando le sensibilità contemporanee con quelle distanti di secoli. Utilizzando in modo magistrale le sofisticate tecnologie multimediali, si addentra nell’esplorazione degli aspetti spirituali e percettivi dell’esperienza umana, ponendo l’attenzione sui temi universali del genere umano: la nascita, la morte, la scoperta della consapevolezza del sé.
 

Nasce così Observance (2002). Nel video a colori ad alta definizione, su uno schermo al plasma montato su parete, scorre un flusso continuo di persone che avanza lentamente verso di noi. Uno dopo l’altro, uomini e donne si fermano in testa alla fila, sopraffatti dall’emozione. I loro sguardi si fissano su un oggetto sconosciuto appena fuori dal campo visivo, sotto il margine dell'inquadratura. Un’aura di solennità e tristezza pervade la scena. Di tanto in tanto, gli individui si sfiorano l’un l’altro lievemente o si scambiano sguardi fugaci mentre passano. Le coppie si confortano vicendevolmente nel dolore condiviso. Tutti quanti sono uniti dal comune desiderio di raggiungere l’inizio della fila, per prendere contatto con ciò che si trova in quel punto. Una volta realizzatosi il loro momento solitario, essi ritornano in fondo alla fila per dar spazio agli altri.
 

In The Quintet of The Astonished (2000), una retroproiezione in una stanza buia, compare un gruppo di cinque persone in piedi molto vicine tra loro, attraversate da un’ondata di intensa emozione che minaccia di sopraffarle. All’inizio della sequenza, li vediamo con un’espressione neutra; continuando ad osservarli, si nota che l’emozione, personalizzata in ognuno di essi, va progredendo in tutto il gruppo, portandosi ad un livello estremo. Nel giro di qualche minuto, infine, essa si placa, lasciando ciascuno di loro scarico ed esausto. Le cinque persone sperimentano questa crescente energia emozionale in maniera indipendente l’uno dall’altro, con un livello minimo di riscontro o interazione diretta con i propri compagni, salvo un occasionale contatto fisico dovuto alla stretta vicinanza. Il gruppo è presentato su uno sfondo neutro che non rimanda in alcunché al mondo esterno. Gli interpreti non si spostano dalle proprie posizioni originarie e nessuno di loro lascia l'inquadratura. Il ralenti estremo permette di intravedere ogni minimo dettaglio e ogni più sottile sfumatura espressiva, creando uno spazio soggettivo e psicologico in cui il tempo è sospeso sia per gli interpreti coinvolti che per gli spettatori.
 

Si continua con The Raft (maggio 2004), un'installazione video-sonora, dove diciannove uomini e donne, appartenenti a differenti etnie e ambienti economici, vengono improvvisamente colpito da una massiccia scarica d’acqua proveniente da un tubo ad alta pressione. Mentre alcuni ne sono subito travolti, altri oppongono resistenza contro l’immotivato diluvio. L’acqua scorre dappertutto, indumenti e corpi ne sono intrisi, volti ed arti si contorcono in tensione e agonia contro questa forza dura e fredda. Le persone del gruppo si aggrappano l’un l’altra per sopravvivere, in quanto già soltanto il rimanere in piedi diventa un’intensa lotta sul fronte fisico. Poi, tanto improvvisamente quanto era arrivata, l’acqua si ferma, lasciando un complesso di individui sofferenti, sconcertati e malconci. Pian piano il gruppo si riprende: alcuni si rianimano, altri piangono, altri ancora rimangono accovacciati, mentre i pochi rimasti con qualche residuo di forza aiutano chi è caduto ai loro piedi.
 

Ed eccoci alla serie dal titolo Trasfigurazioni (che comprende Three Women e Transfiguration), che allude ad un raro processo attraverso il quale sia la sostanza che l’essenza di un’entità vengono riconfigurate. "In termini fisici, una trasfigurazione altro non è che un cambiamento della forma, un ‘rimodellamento’ dell’aspetto esteriore - scrive lo stesso Viola nell'articolo "The Transfigurations Series", prima pubblicazione in Bill Viola: Transfigurations, Seoul: Kukje Gallery, 2008 - .Tale vocabolo deriva dal greco antico ‘metemorphoth’ o ‘metamorphosis’, che evoca l’idea di una formazione totalmente nuova. In ogni caso, a livello spirituale la parola assume il suo più pieno significato quando si riferisce al momento in cui una persona o un oggetto non si trasformano attraverso mezzi esterni bensì da dentro. Il cambiamento che ne risulta è assoluto e totale e coinvolge sia il cuore che l’anima del soggetto interessato. Sebbene nel corso di questo processo l’aspetto esteriore possa talvolta risultare anche alterato, non è necessario che ciò accada. Una trasformazione più profonda e completa avviene all’interno, lontano dalla vista, e nel caso di una persona essa riformula la fibra stessa della sua essenza, irradiandosi infine verso l’esterno - e coinvolgendo tutto ciò che la circonda".
 

Infine Union (2000), un dittico che riflette sull’umano desiderio di perfezione e completezza. Dipinge l'inizio, il culmine e l'improvvisa cessazione di un’ondata emozionale fisicamente intensa, che induce gli artisti a trascendere dai loro corpi, per condividere sforzo fisico e forza di volontà. Un uomo e una donna sono osservati individualmente su due diversi schermi adiacenti, mentre reagiscono ad una fonte non identificata di disagio. Moti graduali d’insoddisfazione originano l’atroce sensazione fisica di essere intrappolati dentro il proprio corpo. Cercando sollievo dalla pressione crescente, essi prendono man mano coscienza che il sollievo dalla loro sofferenza si trova oltre il loro stato attuale. Con rinnovata speranza, essi si sforzano di raggiungere la fonte di una luce intensa, situata appena fuori della loro portata, sopra di loro. Lo sforzo estremo richiestogli esige tutta la loro forza, spingendoli fino ai loro limiti estremi, fisici come pure psicologici. Soltanto quando sembra impossibile continuare, l’effetto cumulato dei loro sforzi improvvisamente li libera e tutta la sofferenza cessa. Essi ritornano lentamente ad uno stato di riposo - svuotati, esausti, sconcertati e impressionati da tale esperienza.
 

CHI E' BILL VIOLA

Bill Viola (nato nel 1951), da quarant’anni crea installazioni video architettoniche, filmati video, ambientazioni sonore, performance di musica elettronica, rappresentazioni video su schermi piatti, video per trasmissioni televisive, per concerti musicali, per opere teatrali e spazi sacri. I suoi videotape a canale unico sono stati ampiamente diffusi su dvd e i suoi scritti sono stati largamente pubblicati e tradotti per il pubblico internazionale e le sue opere sono presenti nei musei d’arte contemporanea di tutto il mondo.

INFO MOSTRA

Il progetto 'Bill Viola per Capodimonte' si svolge nell’ambito delle manifestazioni per il quarto centenario della morte di Caravaggio, ed è stato promosso dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico, Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Napoli, con la collaborazione della Regione Campania, il Ministero per i Beni e le Attività culturali, il co-finanziamento dell’Unione Europea Por- Fers Campania 2007-2013; e il supporto di Seda Group, Italcoat Group e Metropolitana di Napoli e Sangemini S.p.A. Organizzazione Civita, catalogo edito da Electa.

Dove: Museo di Capodimonte a Napoli. Orari: Aperto tutti i giorni dalle 8.30 alle. Mercoledì chiuso. Informazioni e prenotazioni 848.800.288, dall’estero e dai cellulari +39.06.39967050