Roma, 24 febbraio 2012 - UNA VOLTA, non molto tempo fa, un ministro disse che con la cultura non si mangia. Opinione rispettabile ma ora apparentemente contraddetta dalla ricerca condotta dal Centro Studi “Imperatori” dell’Associazione Civita, uno dei più grossi organizzatori di eventi culturali in Italia. In base ai risultati di questa indagine, pare che con la cultura non solo si spilucchi qualcosa, ma ci si riempia proprio la pancia. La ricerca paragona infatti i parametri di varie città europee, arrivando a conclusioni spesso sorprendenti. Pare infatti che l’investimento culturale abbia un forte impatto sull’occupazione e sul reddito. Se alcune città europee eccellono, quelle italiane invece languono. Abbiamo il maggior patrimonio artistico dell’umanità, ma non sappiamo sfruttarlo a dovere. Se ne parlerà al convegno “Citymorphosis” in programma oggi a Roma al Maxxi, con la presenza di Gianni Alemanno, Matteo Renzi e Vincenzo De Luca sindaco di Salerno.

NEGLI ULTIMI ANNI città come Berlino, Lione, Bilbao, Edimburgo, hanno investito molte e cospicue risorse nella Cultura, aprendo musei, organizzando mostre o Festival. In queste città il reddito è aumentato in misura molto maggiore rispetto alla media europea, mentre la disoccupazione è scesa notevolmente. Bilbao guida la classifica della crescita del reddito tra il 2000 e il 2008, superando addirittura il 5%, contro la media Ue del 3,5%. Molto bene hanno fatto anche Weimar (5,2%), Siviglia (5,1%), Edimburgo (4,3%). Sotto la linea della media europea stanno invece Venezia (2,2%), Roma (1,8%) e Firenze (1,2%),

LE CITTÀ europee più vivaci dal punto di vista culturale sono ovviamente Londra e Parigi, a cui negli ultimi anni si è aggiunta Berlino. Ma anche città meno grandi hanno la possibilità di sfruttare il traino culturale. In tempi recenti Lione, Siviglia, Edimburgo, Bilbao, hanno dato prova di grande vivacità. In Italia un percorso analogo è stato seguito da Mantova (grazie al Festival della letteratura, 40mila presenze), Forlì, con le sue mostre, Salerno e anche la piccola Sarzana che, con il Festival della Mente, riesce ad attirare 40mila visitatori.

SU SCALA nazionale, la città che sembra avere in questo campo una politica più strutturata è Milano. Possiede 200 gallerie d’arte, oltre a 40 musei o spazi espositivi, oltre a poli di assoluta eccellenza come la Fiera, la Triennale e l’Accademia di Brera. Arrancano invece Roma, Venezia e Firenze, che godono di una posizione di privilegio acquisita ma che non sembrano in grado di sfruttarla appieno, anche se per città del genere è difficile incrementare ulteriormente l’afflusso turistico. Nel decennio appena trascorso le presenze dei turisti sono aumentate del 65% a Berlino, del 58% a Weimar, del 48% a Manchester, del 25,9% a Siviglia, del 23,7% a Barcellona e Madrid. Per l’Italia abbiamo invece un 7,8% di Roma, mentre Firenze si ferma a un misero 0,2%. Come tutto questo abbia un’influenza diretta sull’economia è presto detto: viene calcolato che in media ogni turista “culturale” spende 280 euro per ogni evento visitato, di cui 100 per albergo e ristorante. Si tratta di una spesa che a sua volta genera un giro d’affari pari al doppio del denaro speso.

 

Piero Degli Antoni