Los Angeles, 6 giugno 2012 - Se ne è andato a 91 anni Ray Bradbury, uno dei padri nobili della Fantascienza, lo scrittore che forse più di altri ha saputo 'sdoganare' un genere letterario considerato minore per farlo entrare a pieno titolo nella letteratura 'main strem'.

Nato a Waukegan (Illinois) nel 1920, figlio di un operaio elettrico e di una casalinga di origini svedesi, nel 1934, a causa della grande depressione durante la quale il padre rimase disoccupato, si trasferisce in California, dove scopre il mondo della fantascienza, tanto da iniziare a scrivere alcuni racconti sulle riviste del settore. Tra le sue prime opere si contano anche dei racconti polizieschi e noir.

Nel 1950 raccoglie in un unico volume le sue Cronache marziane, che ottengono un vasto successo internazionale non ancora intaccato dal passare degli anni.

L'anno successivo segue il capolavoro per cui è maggiormente ricordato, Fahrenheit 451, una sorta di elogio alla lettura ambientato in una società distopica, che diventerà anche un film omonimo di successo, diretto da François Truffaut.

Negli anni successivi intraprende la carriera di sceneggiatore cinematografico, iniziata con il Moby Dick di John Huston, senza però dimenticare la sua carriera di romanziere. Si ricordano infatti Il grande mondo laggiù, Le meraviglie del possibile, Io canto il corpo elettrico!, Paese d'ottobre, Il popolo dell'autunno, Viaggiatore del tempo, l'ambizioso giallo Morte a Venice e il più leggero Il cimitero dei folli e Le auree mele del sole.

L'OMAGGIO DEL NIPOTE - Ray Bradbury continuera’ a vivere nella “monumentale mole” delle sue opere e “nelle menti e nei cuori” dei suoi lettori. E’ quanto ha detto Danny Karapetian, il nipote dello scrittore 91enne, nella dichiarazione con cui ha confermato al sito Io9, sito specializzato in fantascienza, la morte del nonno.
Karapetian ha ricordato
come suo nonno abbia “influenzato cosi’ tanti artisti, scrittori, insegnanti, scienziati” e che la sua “eredità vivrà in una monumentale quantita’ di libri, film, programmi televisivi e testi teatrali, ma soprattutto nelle menti e nei cuori di chiunque legga le suo opere, perche’ leggerle e’ come conoscerlo. Era il piu’ grande bambino che io abbia mai conosciuto”.