Borgo La Bagnaia, 25 maggio 2013 - Intervento a tutto campo di Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, al convegno Crescere tra le righe, organizzato dall'Osservatorio Permanente Giovani-Editori a Borgo La Bagnaia. Si comincia con la pagina di Qn-Resto Del Carlino, sventolata dal conduttore sul palco, intitolata 'Sassuolo, una storia italiana'. E il patron della squadra coglie la palla al balzo: "Noi abbiamo una tradizione nello sport come azienda, per nove anni siamo stati la prima squadra di ciclismo al mondo, lo sport ce l'abbiamo nel Dna. Poi - sottolinea - abbiamo investito nel Sassuolo anche per un debito di riconoscenza verso il distretto". Squinzi ricorda come "un passo dopo l'altro", dal 2004, sono stati "messi a posto i bilanci" fino allo sbarco in serie B. Il patron lamenta "arbitraggi continuamente contro" nella stagione precedente e spiega che si era anche "un po' demoralizzato". Ma ora la serie A: una città piccola nel massimo campionato di calcio. La gestione della squadra? "Non sono mai intervenuto, le competenze credo di averle – dice ridendo –, ma non le ho mai esternate". Squinzi diverte la platea raccontando che al Salone del Libro di Torino è stato riconosciuto da un gruppo di persone come il patron del Sassuolo, piuttosto che come numero uno degli industriali.

Squinzi però si rimette subito l'abito del presidente di Confindustria, spinto dalla raffica di domande degli studenti. "Le nostre pmi stanno facendo una fatica disperata, specie chi è legato al mercato interno. Chi esporta ha tenuto. C'è un settore emblematico, che è quello dell'edilizia che ha perso in 4 anni 450mila posti di lavoro. Il problema è di tutto il Paese, ma anche del Nord". E aggiunge; ''In Italia abbiamo una questione meridionale seria, ma abbiamo anche un Nord che ha rallentato. I suicidi degli imprenditori sono concentrati essenzialmente al Nord, in modo particolare in Veneto, una delle regioni che si è trasformata di più nel dopoguerra''.

Il presidente di Confindustria afferma che "quello che ha affossato il nostro Paese è la complicazione normativo-burocratica. La sfida vera è questa, bisogna semplificare il Paese, dobbiamo avere un Paese normale a tutti i livelli". E accusa: "In Italia c'è una mentalità anti-imprese". La riforma Fornero? "Ha irrigidito i meccanismi di entrata nel mondo del lavoro senza rendere più semplici quelli di uscita. Il vero problema del nostro Paese in questo momento è la disoccupazione giovanile, circa il 40% dei nostri giovani non trova lavoro e in tanti hanno rinunciato a cercarlo". E avverte: "Siamo in una situazione disperata, rischiamo di perdere una o due generazioni di giovani". Poi sottolinea: "Devono esserci meno posti di lavoro temporaneo e più posti di lavoro a tutto campo, ma anche la flessibilità. C'è chi entra nel mondo del lavoro pensando solo al posto per la vita, non ce lo possiamo più permettere. Dobbiamo pensare a meccanismi di incentivazione dell'entrata dei giovani". E cita come esempio l'apprendistato: "Noi non l'abbiamo più in Italia, in Germania è importantissimo. L'ex ministro Fornero, infatti, stava per spingere sull'apprendistato''.

Parti sociali, imprese e sindacati – conclude Squinzi - "si sono resi conto che stiamo arrivando a un punto della crisi in cui non si può più scherzare. Siamo tutti nella stessa barca in mezzo alla tempesta e dobbiamo remare nella stessa direzione". Il leader di Confindustria si mostra però fiducioso: "La disponibilità dei sindacati ora è nettamente superiore".

Fabio Galli