di MASSIMO GAGLIARDI

Correva l'anno 1989. Alla redazione del "Messaggero" di Ravenna eravamo una quindicina, poco più che ragazzi. Una mattina, durante la riunione, il Direttore Mario Pendinelli ci presenta un nuovo collega: "Si chiama Vincenzo Cerami, lo abbiamo assunto da poco". Non aggiunse molto altro, dando per scontato che tutti sapessimo di trovarci di fronte allo sceneggiatore del "Borghese piccolo piccolo", il film interpretato da uno straordinario Alberto Sordi e uscito qualche anno prima.

Immediato ci fu un parlottìo. Pendinelli riattaccò, spiegando il ruolo che Vincenzo avrebbe ricoperto in quella che era diventata di colpo la redazione del "Messaggero" più importante dopo quella romana, trovandosi appunto in "casa" dei Gardini. "Il collega Cerami avrà il compito _ spiegò Pendinelli _ di correggere i vostri testi e di supervisionare la qualità del giornale". Cerami, già aiuto regista di Pasolini in "Uccellacci e uccellini", era un giornalista praticante.

Immaginarsi con quale stato d'animo si affrontava la lettura collettiva del giornale la mattina dopo in redazione. Vincenzo, con la matita in mano e nel silenzio più assoluto, passava in rassegna ogni pagina e si soffermava su ogni articolo ove vi fosse un refuso, un errore, un "pesce" (il salto di un'intera frase).

Ciò che ci colpì era la sua naturalezza: i suoi rilievi, oltre che puntuali, erano sempre privi di qualsivoglia sfumatura. Era come la maschera neutra a teatro, un'entità a parte di cui apprezzavi l'autorevolezza. Con l'aggiunta di un sorriso accennato e di una spiegazione per chiunque la richiedesse. Ciao Vincenzo.