di Alessandro Farruggia

Roma, 23 settembre 2013 - Il mondo non riuscirà a mantenere il riscaldamento climatico sotto i due gradi rispetto all'epoca preindustriale. Non lascia molti spazi alla speranza l'atteso Quinto Rapporto dell'Ipcc (Intergovernamental panel on climate change), l'organismo creato dalle Nazioni Unite per investigare sul cambiamento climatico, che è stato insignito del premio Nobel per la pace. L'Ipcc si è riunito oggi a Stoccolma rivedere e approvare il "sommario per i decisori politici" del quinto rapporto, che sarà reso pubblico venerdì. Ma da quanto filtra il quadro è gia chiaro.

Dalle bozze che circolano, ormai pressoché definitive, emerge con nettezza che il combinato disposto delle emissioni di gas serra causate dall'uomo combiante con l'inazione della politica che inquesti decenni ha prodotto il largamente inconcludente "protocollo di Kyoto" ma si è mostrata incapace di frenarle davvero produrrà un mondo ben più caldo di quei 2 gradi ritenuti il margine massimo accettabile per non avere conseguenze gravi sugli ecosistemi e sulle attività umane.

Secondo lo scenario più ottimista, quello che prevede un riscaldamento di "solo" un grado (range 0.3/1.7 gradi) entro il 2081-2100 - e quindi di 1 grado e 74 rispetto al 1850 - avremmo 12 anni e mezzo per tentare l'impossibile: stabilizzare le concentrazioni di Co2 ad un livello di 421 ppm (parti per milione). Che la missione sia assolutamente impossibile lo dice il fatto che (dati agosto 2013), le concentrazioni di Co2 in atmosfera sono già a quota 395.1 e che l'aumento medio annuale è stato (periodo 2003-2012) di 2.07 ppm. Ci restano quindi appena 26 ppm da "bruciare" e lo faremo in circa 12 anni e mezzo, quindi nel 2025. Considerando che un accordo globale per tagliare le emissioni non entrerà in vigore prima del 2020, in 5 anni sarà impossibile farcela (e visto che le emissioni restano in atmesfera per decenni e non possono essere tagliate significativamente da un anno all'altro, lo sarebbe comunque anche se iniziassimo a tagliare vigorosamente adesso).

Questo significa che il mondo che lasceremo ai nostri pronipoti sarà molto più caldo dei proverbiali due gradi rispetto all'epoca preindustriale. Nel quinto rapporto l'Ipcc fa quattro scenari. Il primo, quello "ottimista", prevede per fine secolo un riscaldamento di un grado rispetto alle medie 1986-2005 (aumento che andrebbe sommato agli 0,74 gradi già registrati) e un aumento medio del livello dei mari di 40 centimetri. Ma già con il secondo, ben più realistico (livello di 538 ppm, che è raggiungibile se si tagliasse seriamente dopo il 2020) si sale a 1.8 gradi (range da 1.1 a 2.6 gradi) e un aumento del livello del mare di 47 centimetri. Il terzo e quarto scenario sono ancora peggiori, con 2.2 e 3.7 gradi e aumenti dei livelli dei mari di 47 e 62 centimetri. Lasciando il quarto scenario nel novero del molto poco probabile (dato che prevede concentrazioni di Co2 ad un livello monstre di 936 ppm, quindi più del doppio delle attuali), anche il secondo scenario è comunque assai preoccupante.

L'Ipcc ci ha avvertito, ora tocca ai governi decidere se continuare a voltarsi dall'altra parte o anticipare di qualche anno l'accordo globale che ridurrebe il danno causato da un modello energetico basato sui combustibili fossili.