di VALERIA CALDELLI

Pisa, 22 marzo 2014 - Un bacherozzolo che esce inaspettato da una bella mela rossa, tonda e perfetta. Può succedere. In fondo è una garanzia, significa che è genuina, nessun procedimento o medicina dannosa per preservarla. Ed è proprio questa l'immagine scelta  dagli scienziati per presentare la mostra sugli errori da loro stessi commessi prima e dopo Galileo. D'altronde, ben più autorevole di quel vermicello è l'emerito Marco Tullio Cicerone il quale ammonì "Non pensare che ogni errore sia una sciocchezza", scritto ora a caratteri cubitali proprio all'ingresso della più che inconsueta esposizione. L'hanno chiamata "Balle di Scienza", è stata promossa dall'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), dalla Scuola Normale e dall'Università di Pisa e si inaugura oggi a Palazzo Blu, sui lungarni pisani, per restare aperta (con ingresso gratuito) fino al 29 giugno. "La strada che l'uomo ha percorso per conoscere e interpretare il mondo è sempre stata costellata di abbagli, bufale ed errori. Un tortuoso, ma entusiasmante cammino in cui abbiamo anche accumulato scoperte per caso", ha esordito il professor Franco Cervelli, fisico, che nell'ateneo pisano insegna come si costruisce un acceleratore di particelle e che ha curato la mostra insieme a Vincenzo Napolano, dell'Infn. E c'è da crederci visto che Franco Cervelli è uno degli scienziati che al  Fermilab di Chigago ha scoperto il Quark Top,  particella mancante delle sei esistenti in natura, e ha lavorato con il premio Nobel  Samuel Ting alla realizzazione di uno spettrometro ora nello spazio.

Dunque, partiamo per una passeggiata  tra gli errori, spesso madornali, della ricerca che si propone di svelare le leggi della natura. A parte le 'balle' degli antichi, che però non si ponevano troppo il problema di una scienza a fini pratici visto che avevano stuoli di schiavi a disposizione, una delle 'cantonate' più macroscopiche è la teoria, in voga fino all'inizio del '900, di un'espansione costante del volume terrestre per spiegare il movimento dei continenti. E poi ci sono i famosi 'canali di Marte', quelli che ci hanno fatto credere a lungo all'esistenza dei 'marziani' e che invece erano solo illusioni ottiche. Non la scampano nemmeno i geologi, i quali a più riprese hanno tentato di predire ciò che per ora è imprevedibile, cioè i terremoti; per non parlare dei biologi, arrivati qualche volta a scoperte fondamentali solo  grazie a casi fortuiti. Come successe a Fleming, il quale 'trovò'  la penicillina osservando la muffa che aveva rovinato una coltura di batteri nel suo laboratorio. Ma queste non dovevano essere le 'scienze esatte'? Sì, ma solo dopo aver collezionato un bel po' di insuccessi e magari anche  prima di lanciarsi in altre sfide che aprono nuove prospettive e fanno intravedere verità 'più vere' delle precedenti. Insomma, sono esatte finche non si scoprono errori ed  è bene abituarsi a convivere  con l'incertezza, tappa dopo tappa, mattone dopo mattone, pronti anche a distruggere un po' per ricostruire meglio.

L'allestimento, realizzato in collaborazione con artisti esperti  di interaction design e videoarte, propone un percorso ricco di intallazioni scenografiche come 'il Muro tolemaico', con cui si racconta la scienza dell'osservazione del cielo dagli antichi al medioevo, o come 'il Dono della massa', che ci fa 'vedere' il bosone di Higgs attraverso le nostre stesse forme e anche  'il Naso di mio padre', illusione ottica che sfrutta il fenomeno dello specchio gravitazionale. Tornando alle 'bufale d'autore', di sicuro non poteva mancare Galileo con  il suo moto dei pianeti intorno al Sole senza la forza di gravità, scoperta solo più tardi da Isaac Newton. E che dire di Keplero, che individuò l'orbita dei pianeti? Lui, astronomo e matematico, era cresciuto in  mezzo agli incantesimi, visto che sua madre si fece ben dieci anni di carcere a Praga per stregoneria. Riconosciuto dunque nella mostra il  tributo che la scienza ha dovuto pagare a magia e alchimia, che di certo tante esatte non erano. "Ma l'errore fa parte del gioco perché quando siamo alla frontiera ci troviamo di fronte all'ignoto", sottolinea Cervelli. "L'importante è rifiutare ogni tipo di dogmatismo, continuando a non perdere meraviglia e curiosità di fronte ai misteri della natura". In questo senso l'errore è proprio come il verme nella mela, dimostra che è genuina. Ribadisce  Antonio Masiero, vicepresidente dell' Infn:"Sbagliare nella scienza non solo è utile, ma anche indispensabile per il progredire della conoscenza: errore dopo errore arriviamo al risultato corretto".

D'altronde che gli 'svarioni' siano stati utili lo dimostra da solo Cristoforo Colombo, che  partì con tre caravelle e una carta sbagliata: fece rotta per le Indie e invece arrivò nelle Americhe.  Non c'è dubbio che il cartografo avesse preso un bel granchio ma il risultato fu la scoperta di un nuovo continente. Meno plateale ma altrettanto evidente la cantonata degli antropologi che per lungo tempo hanno considerato il teschio di un orso bruno come quella di un arcaico drago. E per non far torto a nessuno prendiamo il caso di Einstein che si era accorto come nella sua equazione in cui descrive l'evoluzione dell'universo, quest' ultimo dovesse essere previsto in espansione. "Ma in quel momento prevaleva la visione di un universo stazionario", ha raccontato il vicepresidente Infn, "così lui aggiunse alla sua equazione una 'costante' con cui  'bloccava' l'espansione dell'universo". Il problema è che qualche anno dopo Hubble dimostrò che invece l'universo si espande e Einstein allora si affrettò a cancellare quella costante esclamando: "E' stata la più grossa cantonata della mia vita". E' finita qui? Neanche per sogno. Dopo un'altra quindicina d'anni  si va a scoprire  che l'universo si espande, sì, ma in modo accelerato. E allora riecco venir fuori la costante di Einstein, anche se usata con il segno opposto. Finalmente gli scienziati sono convinti di aver trovato l'equazione giusta, quella che va più d'accordo con il nostro mondo. Almeno per ora.