Roma, 18 aprile 2014 - NELL’ARENA niente gladiatori. A lottare per i lavori di restauro del Colosseo, ci sono il presidente e ad del gruppo Tod’s incaricato dell’operazione, Diego Della Valle, e Codacons. Occasione, l’assemblea degli azionisti Tod’s tenutasi ieri a Sant’Elpidio a Mare, nel Fermano. Il rappresentante dell’associazione di consumatori (che detiene 10 azioni) ha presentato una lunga serie di domande scritte, scatenando gli strali del presidente, pronto a investire 25 milioni di euro nel Colosseo.

«L’UNICA cosa successa è che, per colpa del Codacons, l’Anfiteatro Flavio verrà restaurato con anni di ritardo» - il j’accuse pronunciato in assemblea da Della Valle. «Fossi il presidente della Repubblica farei un’azione per danni al Paese» sottolinea l’ad di Tod’s, ricordando che la società ha presentato contro l’associazione di consumatori un’azione per risarcimento da 36 milioni di euro per “danni all’immagine”. «Una cifra - stigmatizza - insufficiente a coprire il danno causato alla reputazione del Paese per i ritardi all’avvio dei lavori».

«Sponsorizzati senza fini commerciali», sottolineò Diego Della Valle nel giugno 2011 a Roma, durante la presentazione dei lavori, bloccati nel dicembre 2011 dall’Antitrust. Motivo, la gara svoltasi nell’autunno 2010, alla quale si presentarono solo Della Valle e Ryanair, «con offerte non ritenute in linea con il bando». Di lì a poco l’Authority fece marcia indietro, dando il via libera all’Operazione Colosseo. Anche la Uil, all’indomani della convenzione siglata dall’allora commissario straordinario per il monumento Roberto Cecchi (oggi sottosegretario del ministero dei Beni culturali), ci aveva messo del suo, presentando un esposto alla magistratura. E un ricorso del Codacons era stato respinto dal Consiglio di Stato nel luglio del 2013.

INEVITABILE, ieri, la replica del Codacons: «Siamo una onlus e non riceviamo finanziamenti pubblici - la loro risposta - ; veniamo sovvenzionati dalle iscrizioni dei cittadini e dai progetti finanziati con le multe dell’Antitrust. L’unico interesse che perseguiamo è quello dei cittadini intesi anche come fruitori dei monumenti, interesse che, in questo caso, confligge con quello di Tod’s». Il reato? «Lo sfruttamento commerciale di un monumento come il Colosseo».

Eppure Della Valle aveva rassicurato tutti, durante la presentazione del restauro, nel giugno di quasi tre anni fa: «Niente pannelli giganti né scarpe sul monumento - le sue parole - . Non ci saranno cartelloni pubblicitari sul monumento, ma solo pannelli alla base alti circa due metri». Come sponsor unico, il patron della Fiorentina si era riservato il diritto di sfruttare il logo del Colosseo in Italia e all’estero. E un accesso privilegiato al monumento per sé e per gruppi di persone (da concordarsi con la soprintendenza), la possibilità di organizzare campagne fotografiche e riprese anche all’interno dell’Anfiteatro Flavio. Tutto questo per 15 anni, prorogabili. Sul fronte restauro, «è quasi pronta la pulitura delle prime cinque arcate - spiega la direttrice del monumento, Rossella Rea - . Per vedere il Colosseo restituito al suo splendore bisognerà aspettare il 2016». Gladiatori permettendo.

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Letizia Cini