«LA CRISI va sconfitta insieme». Quante volte abbiamo sentito queste parole senza trovare una vera soluzione che ci permetta di unirci contro le avversità economiche. E se la soluzione fosse la sharing economy? L’economia della condivisione è un modo di collaborare per condividere dei servizi e abbatterne così i costi. Così ci potremmo permettere di andare in vacanza in barca a vela senza spendere un ‘occhio della testa’. Marta Mainieri è l’autrice di «Collaboriamo» (Hoepli) e ha fondato il sito collaboriamo.org, una sorta di directory dei servizi collaborativi italiani.
 

In tempo di crisi, come può aiutarci la sharing economy a organizzare le nostre vacanze?


«Ci sono diversi modi. Il primo e quello di alloggiare presso le abitazioni di persone comuni anziché in albergo. È possibile trovare anche alloggi di lusso e ville al mare Poi ci sono servizi come ‘couchsurfing’ che permettono di mettere in contatto persone che sono disposte a ospitare altre persone gratuitamente oppure servizi come ‘airbnb’ che mettono in contatto chi cerca un alloggio con chi lo offre dietro un compenso che stabilisce il proprietario. Ci sono poi altri servizi come ‘sailsquare’ che mette in contatto persone che vogliono condividere una vacanza in barca oppure blablacar che invece mette in contatto chi cerca un passaggio in macchina e chi lo offre. Utilizzando tutti questi servizi si risparmia ma soprattutto si vive un’esperienza più autentica».
 

La sharing economy come può affiancarsi all’economia tradizionale?
 

«La sharing economy anche per una in cui vi crede come me non ha la pretesa di sostituirsi all’economia tradizionale ma di affiancarsi, offrendo modelli più sostenibili».
 

Quali sono le piattaforme più utilizzate in Italia?
 

«Purtroppo i dati sono pochi. Il più diffuso è fubles ma stanno crescendo bene reoose, gnammo, LocLoc, sailsquare che in queste vacanze ha fatto il pieno. Un dato significativo e che su collaboriamo. org sono censiti più di 120 servizi. Anche se le persone che le usano sono ancora poche».
Quali consigli da a chi si avvicina all’economia della condivisione? Esistono dei rischi?
«Di provare. Io ho utilizzato airbnb sia come ospite che come ospitante. Se provi non smetti perché questi servizi offrono nuovi modi di consumare, viaggiare cenare, muoversi e lavorare molto più autentici. Esistono dei rischi soprattutto perché devi fidarti, il più delle volte di chi non conosci ma se superi paura e diffidenza ti si aprono molte opportunità».
 

In Italia come è visto il fenomeno?
«Ci vuole ancora tempo. Ma credo che presto le aziende tradizionali inizieranno a interessarsi al fenomeno e a capire come interloquire con questo. Allora ci sarà una accelerazione».
 

di Fadi El Hnoud