Londra, 22 ottobre 2013  - Nemmeno un italiano tra i 50 manager gay più importanti del mondo. Secondo la classifica stilata dal ‘Financial Times’, il primo della lista è Antonio Simoes, dirigente del colosso bancario Hsbc in Gran Bretagna e responsabile della vendita e del capitale della banca in Europa. Seconda Beth Brooke, vice presidente dellla Ey, un network mondiale di servizi di contabilità. Sul podio, al terzo posto, un altro uomo: Paul Reed, dirigente esecutivo del colosso petrolifera Bp.

Secondo il fondatore Suki Sandhu, l’obiettivo della lista degli Lgbt - lesbiche, gay, bisessuali e transessuali - che occupano posti di successo nel mondo serve a incoraggiare l’”outing” di altri impiegati e imprenditori che fino ad oggi sono stati costretti a nascondersi.

Il ‘Financial times’ riferisce infatti che l’anno scorso un sondaggio statunitense su mille impiegati Lgbt per il Centro dell’innovazione, aveva scoperto che quasi la metà di essi non aveva dichiarato la propria omosessualità, bisessualità o transessualità sul posto di lavoro.

Suki Sandhu, specialista inglese della ricerca di talenti nell’imprenditoria, spera inoltre che la pubblicazione della lista celebri la ricchezza della diversità sul posto di lavoro, ispiri i futuri leader, influenzi nuove politiche aziendali e istituzionali contro la discriminazione dei gay.

Tra gli altri Lgbt citati nella lista ci sono imprenditori a capo delle aziende più famose del mondo: per Ibm c’è il vice-presidente esecutivo Claudia Brind-Woody, per Yahoo! c’è il vice consigliere generale Pierre Landy e per Google il dirigente ‘per la diversità’ Mark Palmer-Edgecumbe. Presenti anche molti media: per la Nbc c’è il presidente Robert (Bob) Greenblatt, per la Freemantle Media il dirigente esecutivo Sara Geater, per il Telegraph il direttore esecutivo Lord Black of Brentwood.