Sydney, 3 gennaio 2014 - Dopo aver saputo del successo del formaggio d'asina - venduto a prezzi altissimi grazie alle sue proprietà bioattive benefiche - un gruppo di scienziati neozelandesi, insieme a un allevatore di cervi e a un formaggiaio locale, hanno pensato bene di provare a produrre il primo formaggio al mondo dal latte di cerva.

Ed è stato un successo, anche perché il latte di cerva è particolarmente ricco di sostanze nutrienti e di proteine, e potrà avere numerose applicazioni in medicina e in cosmetica. Le analisi condotte dal Dipartimento di scienze alimentari dell’Università di Otago hanno identificato nel latte e quindi nel formaggio composti bioattivi unici, che possono rafforzare il sistema immunitario negli esseri umani.

I cervi sono stati introdotti in Nuova Zelanda alla fine del diaciannovesimo secolo per sport, ma poi si sono diffusi fuori controllo in assenza di predatori e grazie all’abbondanza di nutrimento. Ora vengono allevati per la carne, a basso contenuto di grasso e ricca in proteine, e per il ‘velluto’ delle nuove corna che i maschi ricrescono ogni anno, che viene esportato in Asia dove è usato in medicina per i suoi composti bioattivi.
Il professor Alaa El-Din A Bekhit, specialista nell’identificare e sviluppare valore da prodotti agricoli secondari, ha guidato la ricerca con colleghi delle facoltà di biochimica e di immunologia: se i benefici unici emersi in laboratorio saranno confermati, il latte e il formaggio di cerva può offrire migliori proprietà di ogni altro formaggio commerciale e assicurare forti vantaggi commerciali ai produttori, afferma Bekhit. "Il bello del latte di cerva è che contiene almeno il doppio dei solidi rispetto al latte di mucca".

Il principale ostacolo alla produzione commerciale è la difficoltà di costringere gli animali in una stalla e 'convincerli' a farsi mungere, ma gli allevatori che hanno fornito il latte avevano creato speciali sale imbottite e adattato le coppe di mungitura alle snelle mammelle delle cerve. I primi formaggi prodotti saranno venduti a un’asta di beneficienza per la Cancer Society dopo sei mesi di stagionatura.