Altavilla Vicentina, 18 giugno 2010 - Gli operai del gruppo Fiat devono smetterla di ‘inventare’ scioperi proprio quando gioca la Nazionale, perchè se si continua a “prendersi per i fondelli” il Lingotto non sarà più interessato a produrre in Italia. È l’affondo dell’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, dopo le polemiche per l’accordo separato sullo stabilimento di Pomigliano.

 

“Stiamo discutendo un discorso teorico - ha detto Marchionne a margine della lectio magistralis di Mario Draghi per il master honoris causa conferitogli dalla fondazione Cuoa - su un affronto alla Costituzione italiana: stiamo scherzando?” “Lunedì scorso - ha sottolineato il numero uno del Lingotto - lo stabilimento di Termini Imerese è andato in sciopero e l’unica ragione era che stava giocando la nazionale italiana. Cerchiamo di smetterla di prenderci per i fondelli: come lo fanno a Termini, l’hanno fatto a Pomigliano e lo fanno in tutti gli stabilimenti italiani. O facciamo il nostro lavoro seriamente - ha concluso - o la Fiat non è interessata”.
 

 

"L'INDUSTRIA A RISCHIO" - Se si continuerà come adesso, a discutere per tempi interminabili di accordi “che non hanno equivalenti nella storia dell’Europa”, allora - sostiene l'ad di Fiat - l’Italia “non avrà un futuro a livello di industria manifatturiera, l’industria non esisterà più. Se la vogliamo ammazzare, me lo dite e lo facciamo, sono disposto a fare quello che vogliono gli altri”.

 

Il problema, ha continuato Marchionne, “è che stiamo cercando di portare avanti un progetto italiano che non ha equivalenti nella storia dell’Europa”. “Io - ha detto - non conosco nemmeno un’azienda in Europa che è stata disposta, capace e ha avuto il coraggio di portare una produzione da un Paese dell’Est di nuovo in Italia”.

 

Invece, “stiamo facendo discussioni su televisioni, giornali e altro su principi di ideologia che ormai non hanno più corrispondenza con la realtà. Parliamo di storie vecchie, di 30, 40, 50 anni fa, stiamo ancora a parlare del padrone contro il lavoratore, sono cose che non esistono più".

 

SULLA FIOM - Sul comportamento della Fiom, l’unica delle cinque sigle sindacali di Pomigliano d’Arco che non ha accettato l’accordo per il trasferimento della Nuova Panda dalla Polonia, Marchionne dice che “non è questione di sbagliare, è questione di atteggiamento. Non voglio criticare assolutamente nessuno - ha continuato - di sicuro apprezzo l’atteggiamento e l’impegno preso dagli altri sindacati, ma non mi riconosco, come industriale, nei discorsi fatti dalla Fiom". Questa, continua, “non è la Fiat che gestiamo noi, non è la Fiat che esiste, parliamo di mondi diversi. E’ proprio un discorso completamente sballato”.

 

Poi Marchionne, riferendosi allo sciopero di lunedì scorso a Termini Imerese dice: "Cerchiamo di smetterla di prenderci per i fondelli". E afferma che è stata indetto perché "stava giocando la nazionale italiana".

 

IL PARAGONE CON ROMITI - “Non conoscevo Romiti, quindi può darsi che abbia ragione, non lo so”. Così Marchionne, rispondendo alle dichiarazioni di Sergio Cofferati, ex segretario generale della Cgil, secondo le quali l'amministratore delegato sarebbe peggio, nella sua gestione di Fiat, dell’ex numero uno della casa torinese.