MILANO, 4 agosto 2010 - DALLA CEDOLARE secca sugli affitti con aliquota al 25% alla stretta per chi affitta in nero. Dalla devoluzione ai Municipi degli incassi sulle imposte sugli immobili alla tassa unica per i Comuni. Sono queste le principali novità contenute nell’ultima bozza del decreto sul federalismo municipale, composta da 8 articoli, che approderà oggi in Consiglio dei ministri dopo essere stata esaminata al preconsiglio di ieri sera. Con il varo del decreto si conclude la prima tornata del processo attuativo del federalismo. La partita riprenderà a settembre con le Regioni.

LA CEDOLARE secca sugli affitti, in base alle decisioni di ieri sera, arriva da subito: ai applicherà dal 2011 ma sarà su base volontaria. Il nuovo tributo avrà un’aliquota del 25% (tranne per i contratti a canone agevolato nei centri ad alta densità abitativa, dove il prelievo sarà al 20%), assorbendo anche le imposte di bollo e registro, ma il proprietario potrà decidere di mantenere la vecchia modalità di tassazione Irpef. Raddoppiano inoltre le sanzioni per chi non dichiara le abitazioni in affitto.


La nuova imposta comunale sugli immobili, invece, si fa in due: oltre al prelievo sul possesso (non della prima casa) con aliquota da definire, è previsto che i Municipi incasseranno anche un tributo sulle compravendite che sarà del 3% sulle prime case e del 7% sulle seconde. I Comuni, secondo l’ultimo testo sul federalismo municipale, potranno modificare le aliquote dal 2017. A questo si aggiunge una imposta municipale facoltativa che, dopo aver ascoltato i cittadini in un referendum, i Comuni potranno decidere per incorporare gli attuali prelievi sull’occupazione del suolo pubblico e su insegne e cartelloni pubblicitari. La cedolare al 25% provoca già dubbi e critiche sia dai proprietari immobiliari, sia dai sindacati degli inquilini. I primi temono un aumento delle tasse, mentre i secondi chiedono sgravi anche per gli affittuari. Per la Confedilizia, la confederazione con più iscritti fra i proprietari immobiliari, la cedolare al 25% «rischia di fallire l’obiettivo di aprire il mercato della locazione, consentendo solo ai Comuni di far cassa».

IL SUNIA invece ritiene che «sarebbe un regalo ai proprietari più ricchi» e non risolverebbe «la vera emergenza», ossia la riduzione dei canoni di locazione. I sindacati degli inquilini premono anche per una tassazione differenziata sui canoni calmierati, che di fatto sarebbe già prevista dalla bozza. L’aliquota appare troppo alta per i proprietari. «Chi sta lavorando al decreto — osserva il presidente di Confedilizia Corrado Sforza Fogliani — ignora che la redditività della locazione è oggi a livello zero. Non si può spiegare diversamente una cedolare al 25%, ben differente dal livello di tassazione degli affitti in Europa».