Genova, 25 settembre 2010  - Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, sollecita un “patto sociale per le riforme”, condividendo con imprese e sindacati un’agenda per contribuire a dare al paese quelle risposte che servono per uscire dalla crisi con forza e con obiettivo di aumentare l’occupazione. La proposta degli industriali sarà illustrata a partire dal tavolo di confronto il 4 ottobre. Lo ha sottolineato la presidente degli industriali concludendo il convegno su occupazione e competitività.
 

“Vogliamo fare una sorta di patto sociale per le riforme - ha detto - bisogna unirsi e lavorare insieme in una logica di riforme. Questo è l’obiettivo fondamentale. Ecco perché ho invitato il 4 ottobre imprese e sindacati per condividere un’agenda di riforme”.
Marcegaglia ha indicato alcuni temi sui quali concentrarsi: ricerca, scuola, merito, burocrazia ed energia. “Dobbiamo essere tutti uniti per fare le cose - ha concluso - non vogliamo più aspettare, bisogna fare le cose con serietà”.

Il governo “deve andare avanti” facendo quello per cui è stato votato dai cittadini. Ma deve farlo “subito”, perché “il mondo dell’impresa e i cittadini stanno esaurendo la pazienza -  continua Marcegaglia - Bisogna farlo con determinazione, il governo ascolti l’Italia che lavora e che fa impresa, che con responsabilità continua a fare il proprio mestiere. È questa l’Italia che regge il nostro paese e che va ascoltata”.

Poi sulla politica: "Siamo entrati in un cono d’ombra della politica, in una nebbia che sembra sempre più fitta”.


“Se consideriamo il valore iniziale del Pil italiano nel 1994 e quello finale del 2008 antecrisi il nostro tasso annuo medio di crescita è stato dell’1,35%”, ha dichiarato poi la presidente degli industriali.
“Tra il 1980 e il 1994, anni non esaltanti - ha spiegato Marcegaglia - il tasso medio era dell’1,97%. Mentre l’Italia cresceva in media 1,3%, la zona Euro cresceva del 50% in più. Se l’Italia - ha sottolineato - avesse registrato una crescita come quella dell’Eurozona negli ultimi 16 anni ogni italiano sarebbe stato a fine 2008 più ricco di 1.700 euro a testa in quel solo anno. Se fossimo cresciuti seguendo la media del G7 gli italiani sarebbero stati più ricchi di 2.100 euro. Crescendo meno degli altri abbiamo perso in 16 anni la bellezza di 540 miliardi di euro di Pil sull’Euroarea, 720 miliardi rispetto al G7. Signori lo voglio ripetere - ha concluso il leader di Confindustria - cumulativamente si tratta di 9mila euro in meno per ogni italiano relativamente ai paesi dell’euro e di ben 12mila rispetto a quelli del G7”.