Milano, 18 agosto 2011 - Al quarto giorno consecutivo di relativa calma sui mercati, la bufera finanziaria sembra archiviata. Ma sulle ricette per prevenirne di nuove l’Europa torna dividersi. Non è piaciuto, per esempio, l’esito del vertice franco-tedesco che ieri, come annunciato, ha prodotto una lettera congiunta Sarkozy-Merkel al presidente di turno Herman Van Rompuy. I due leader formalizzano la proposta di una «Tobin tax» europea sulle transazioni finanziarie e di un organismo di coordinamento per le politiche fiscali dei 17 paesi dell’euro. L’asse Parigi-Berlino chiede poi che vengano negati i fondi strutturali ai Paesi che non rispettano le regole sul deficit e auspica «una rapida definizione del pacchetto legislativo sul rafforzamento del Patto di stabilità e sulla nuova sorveglianza macroeconomica».

 

Ma la «Tobin tax», una vecchia proposta che prende il nome dal premio Nobel, James Tobin, che la lanciò negli anni 70, non piace ai trader, innervosisce le Borse (Londra -0,49%, Parigi +0,73%, Francoforte -0,77%, Madrid +0,62%, Milano +1,27%, Amsterdam +0,39%, Stoccolma +0,02%, Zurigo +0,89%) ed è accolta con scetticismo anche da molti governi europei.

 

Irlandesi e britannici, per esempio, fanno sapere che potranno appoggiarla solo se verrà estesa a tutte le principali piazze internazionali. Come dire, mai. Ma è comprensibile: Irlanda e Gran Bretagna vivono di finanza e una tassa del 2-3% sugli scambi rischia di provocare una fuga di transazioni verso mercati che non l’applicano. Di «distorsione dei mercati» parla addirittura l’associazione delle banche britanniche, mentre quelle tedesche si dividono.

 

Favorevoli le Casse di risparmio, più focalizzate sull’attività commerciale, contrarie quelle di credito cooperative e le grandi banche d’affari scettiche sul fatto che «la tassa sia in grado di bloccare le speculazioni». Deutsche Boerse taglia corto: «Può essere giustificata dalla volontà politica di far partecipare il settore finanziario ai costi della crisi, ma non è lo strumento adeguato per migliorare l’integrità e la sicurezza dei mercati». Con argomentazioni simili arrivano le bocciature del ministro delle finanze olandese, Jan Kees de Jager, e di quello svedese, Peter Norman, mentre per il primo ministro austriaco, Werner Faymann, è «un mezzo importante per garantire maggiore equità».

 

Intanto, però, gli investitori hanno già dato il loro giudizio, fuggendo in massa dai titoli più coinvolti: Deutsche Boerse (-5%), Nyse-Euronext (-4,7%), Bolsa Y Mercados (-5,1%) e London Stock Exchange (-2,8%), cioè le società che gestiscono le Borse, così come da quelle quelle che prestano servizi finanziari come Icap e Ig Group (-3,7%). Ma hanno sofferto anche le grandi banche che dal trading traggono profitti e affari: Commerzbank ha perso il 5,1%, Barclays il 4,4%, Rbs il 3,7% e Bnp il 2,75%.

 

Nuovi acquisti sul mercato della Bce, intanto, hanno mantenuto attorno a quota 270 lo spread Btp-Bund, mentre l’euro si è leggermente rafforzato sul dollaro sfiorando nel durante quota 1,45.