Roma, 27 marzo 2012 - Meno tutele sul lavoro, nuova struttura del fisco (con un orientamento maggiore verso le imposte indirette, come l'Iva) e sopratutto decisioni ferme sulle riforme. La ricetta dell'Ocse per la crescita è chiara e precisa. La via che deve intraprendere l'Italia per ripartire passa per la riduzione del debito, ma i tagli al bilancio rischiano di catapultare il Paese in un periodo 'morto' che potrebbe durare anche molti anni.

E proprio per questo vanno messe in atto le riforme. Per l'Ocse quella del lavoro in Italia è un "passo decisivo", il segretario generale Angel Gurria ha espresso le sue congratulazioni al governo Monti per il pacchetto presentato: "Porterà occupazione".

Le misure recentemente prese dal nostro Paese sono quindi "importanti", ma le sfide restano ancora "spaventose". Tanto che i Paesi come l'Italia e la Grecia devono essere pronti a "nuove misure di consolidamento se necessarie".

LAVORO, 'BACCHETTATA' ANCHE LA GERMANIA - Sul lavoro l'Italia è comunque in buona e inattesa compagnia. Tra i numerosi Paesi che devono allentare le tutele compare infatti perfino la Germania, che in questi giorni viene spesso presa a modello per la riforma del mercato del lavoro di cui tanto si discute in Italia.

EUROPA, CRESCITA ANCORA AL PALO - L'organizzazione economica internazionale diffonde il rapporto sull'Eurozona: l'economia è al palo, quest'anno la crescita sarà pari a zero (+0,2%), la ripresa si avrà solo dal 2013 (+1.4%).

TROPPE INTERFERENZE POLITICHE - L’Ocse ritiene che le regole della ‘governance’ economica dell’Eurozona, sulla disciplina di bilancio in particolare, ci sia ancora troppo spazio per “interferenze politiche” nel processo di decisione. Inoltre non è stato risolto, piuttosto si è addirittura complicato, il problema della “molteplicita’ dei soggetti” incaricati del coordinamento delle politiche economiche nell’Eurozona e nella Ue. “Resta un potenziale di conflitti, lento processo di decisione, comunicazione incoerente”. Un 'limite' che spinge l'Ocse a rimanere scettica pure sull'adozione degli Eurobond.

INFLAZIONE - Nell’Eurozona, le pressioni inflazionistiche restano deboli data la domanda in calo e la considerevole capacità produttiva in eccesso. Si stima un tasso di inflazione all’1,6% quest’anno e all’1,2% l’anno prossimo.

Si tratta di una inflazione “moderata”. Gli effetti secondari sui salari sono stati “molti limitati” e le aspettative “restano ben ancorate” alla stabilita’. Se la crisi dovesse intensificarsi “sarebbe necessario aumentare il sostegno” della politica monetaria considerando anche “impegni a mantenere tassi di interesse bassi per un lungo periodo”.