L’ITALIA ce la farà, dice il cardinal Bagnasco. Certo che ce la farà. Prima o poi. Intanto stenta. E la preoccupazione cresce. Per la fine dell’anno il Governo Monti prevede un calo del Pil dell’1,5% contro il -0,4% indicato inizialmente ma il Fmi parla di un -2,2%. Recessione più pesante del previsto, insomma, con effetti negativi sui conti pubblici e di conseguenza sullo spread che continua a mordere, sulla disoccupazione, sul potere d’acquisto. L’impressione è che il premier Monti sia finito nella palude dei veti incrociati dei partiti e delle lobby con il risultato che le sue spinte per il cambiamento, quelle che servono per ricominciare a produrre ricchezza, sembrano indebolite. Perché solo producendo ricchezza si può pensare di uscire dalla recessione. Passera, il ministro dello sviluppo economico, dice che non ci vogliono ‘ideone’, per promuovere la crescita. Ed ecco allora una serie di iniziative in cantiere tra cui quella di affrontare la stretta del credito che sta soffocando le imprese. Benissimo, ben vengano questi provvedimenti.

MA C’È anche da preoccuparsi se la legge sulla corruzione portata avanti dal ministro Severino viene di fatto svuotata: il falso in bilancio è di nuovo scomparso. Monti sostiene che l’alta disoccupazione giovanile è dovuta al debito pubblico e alla bassa crescita del Pil negli ultimi 15 anni, due fenomeni negativi a loro volta causati dalla insufficiente lotta fiscale del passato. Forse per diplomazia verso i partiti che lo sostengono, il premier non dice invece che la vera causa di tutti i mali che da tempo affliggono l’Italia sono l’abnorme spesa pubblica dovuta alla pessima gestione dello Stato e degli enti locali da parte dei partiti e l’elevata corruzione. Deve essere solo un comico di professione come Grillo a dirlo? Il peso dell’economia legata alla malavita e alla corruzione, stimato in un 30% del Pil, dovrebbe essere uno dei temi cruciali di politica economica del Paese. E tutti gli sforzi dovrebbero essere indirizzati proprio per riportare questo fenomeno entro limiti analoghi a quelli dei maggiori Paesi sviluppati. Come dovrebbero essere rivolti per allentare determinate morse finanziarie che soffocano il Paese. Se questa crisi sta costringendo il Paese e gli italiani a cambiare, anche i partiti hanno il dovere di affrontare il cambiamento. Queste cose Monti
le sa. E allora ne parli con la necessaria forza.