Bologna, 7 maggio 2012 - Serve una svolta nel sostegno dell’editoria, un settore che sta subendo i pesanti contraccolpi della recessione europea e italiana. E’ indispensabile un’accelerazione nelle politiche governative di settore per evitare che la crisi si avviti ulteriormente con il rischio di chiusura di quattro imprese editoriali su dieci.

Andrea Riffeser Monti —amministratore delegato della Poligrafici Editoriale che edita Qn-il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno — lancia l’allarme e indica tre provvedimenti concreti all’attenzione del governo: defiscalizzazione degli investimenti pubblicitari, apertura dei punti vendita nelle giornate festive e prefestive, regolamentazione della fruizione dei quotidiani nei bar. Ai quali aggiungere l’aumento del prezzo dei quotidiani.

Tra sue le mani il report agli investitori di Banca Imi, che alza sensibilmente il target del titolo dopo aver approfondito il piano industriale del gruppo, che prevede contenimento dei costi e riorganizzazione per essere pronta a un mercato in forte evoluzione.
Ma l’informazione in Italia soffre, il crollo pubblicitario pesa sul complesso delle aziende editoriali.

«Facciamo un appello al governo e alle forze politiche per rilanciare l’economia anche attraverso la defiscalizzazione e la detassazione per chi investe in pubblicità» spiega Riffeser Monti. Già in passato il governo Berlusconi venne sollecitato nell’impegno di considerare l’investimento pubblicitario come investimento tout court e quindi di poter godere dei benefici fiscali. Se ne parlò in sede di legge finanziaria ma i vincoli di bilancio rinviarono (sine die) la proposta, che non ebbe concretizzazione. Quella stessa attuazione che sarebbe vitale oggi. E in fretta, visto che il settore della carta stampata lamenta una discesa delle inserzioni attorno al 15-20 per cento.

Altra priorità è legata ai punti vendita e alle liberalizzazioni disposte dal governo Monti. «Il sabato e soprattutto la domenica — osserva Riffeser Monti — tutti i punti vendita devono rimanere aperti». E incalza: «Gli edicolanti devono fare uno sforzo, si va verso la liberalizzazione dei negozi e dei supermercati, la gente è ormai abituata agli acquisti sabato e domenica, quando si ha più tempo per comperare e per leggere. Le aperture domenicali di tutte le edicole sono indispensabili, potrebbe venir sperimentata in un periodo di prova di sei mesi o di un anno».

Oggi le edicole aperte la domenica sono all’incirca il 50%, un dato che penalizza in modo accentuato la vendita dei quotidiani. Su un altro punto l’editore chiede che si intervenga: «Bisogna regolamentare la lettura dei quotidiani nei bar — sottolinea l’editore — trovare delle formule per disincentivare e disciplinare questo fenomeno che è fuori controllo: ormai tutti vanno a leggere il giornale al bar, e su questo aspetto anche gli edicolanti dovrebbero essere favorevoli».

Riffeser Monti apre anche alla possibilità di un aumento del prezzo del quotidiano: «E’ imprescindibile». Quattro proposte dunque per favorire il recupero dell’informazione nel suo complesso, decisiva per la democrazia di un paese ma per lo stesso rilancio dell’economia nel suo complesso.

di Mario Fornasari