Roma, 28 giugno 2012 - Trovano subito un’eco polemica in Italia le espressioni con le quali {{WIKILINK}}Sergio Marchionne{{/WIKILINK}}, rompendo un silenzio durato sette giorni, ha commentato dalla Cina la sentenza che obbliga Fiat ad assumere a Pomigliano 145 lavoratori iscritti alla Fiom, essendo stato accertato un comportamento discriminatorio dell’azienda.

Marchionne ha parlato di “un evento unico che interessa un particolare Paese che ha regole particolari che sono folkloristicamente locali”.

Reagisce, fra gli altri, il Pd: “Parlare di una sentenza di un tribunale della Repubblica che applica le leggi dello Stato e la Costituzione associandolo ad un fenomeno di folklore è un insulto al Paese che mi auguro si voglia al piu’ presto correggere”, dice Andrea Orlando, presidente del Forum Giustizia del Partito Democratico. "Nemmeno un importante imprenditore puo’ permetterselo. Ricorrere contro la decisione del giudice - conclude - è un diritto previsto dal nostro ordinamento; delegittimare chi li formula è un errore”.

Dura anche l’Italia dei Valori: “Evidentemente Marchionne pensa di vivere nel Paese di Pulcinella. Infatti, dire che le norme italiane sono ‘folkloristicamente locali’ equivale a calpestare l’ordinamento giuridico e a farsi beffa delle sentenze dei Tribunali”, dichiara la senatrice Giuliana Carlino, capogruppo dell’Italia dei Valori in commissione lavoro, che aggiunge: “L’ad di Fiat che discrimina i sindacati scomodi dovrebbe avere almeno la decenza di tacere. Reintegri piuttosto i tre operai di Melfi ingiustamente licenziati e assuma i 145 iscritti Fiom nella fabbrica di Pomigliano d’Arco. L’ arroganza dell’ad Fiat è diventata davvero insopportabile: A questo punto le ipotesi sono due: o Marchionne prende lezioni dal ministro Fornero o viceversa. In ogni caso - conclude Carlino - entrambi meritano di essere bocciati in materia di regole democratiche”.

Da parte sua il segretario del Pdci Oliviero Diliberto accusa: “Le norme italiane, anche se qualcuno prova con costanza a distruggerle, sono il frutto di decenni di lotta delle lavoratrici e dei lavoratori. La sentenza dei giorni scorsi dimostra che a Pomigliano sono avvenute discriminazioni: è un fatto enorme. Invece di insultare la legislazione italiana, Marchionne farebbe bene a preoccuparsi per piani industriali e progetti che fanno acqua da tutte le parti”.