di Antonio Patuelli

Roma, 29 luglio 2012 - La riforma e la riduzione del numero delle province è iniziata, ma non tutto è ancora chiaro: ovviamente andranno assunte determinazioni generali per evitare conflitti fra città per la scelta dei capoluoghi delle nuove province accorpate. Non si tratta di evitare soltanto conflitti di campanilismi, ma anche di storie e di interessi legittimi. E’, infatti, ancora vivo il ricordo della rivolta di Reggio Calabria dei primi anni Settanta, quando fu scelto il capoluogo della Regione Calabria.

Ma anche altri sono gli elementi di incertezza che vanno chiariti per evitare il rischio di equivoci. L’ordinamento della Repubblica è frutto di stratificazioni normative che hanno origine un secolo e mezzo fa con la nascita dello Stato Nazionale. Da allora le basi del decentramento delle istituzioni sono state le Province e i Comuni, e dal 1970 anche le Regioni che non hanno, però, sottratto competenze agli enti locali preesistenti, ma allo Stato centrale.

Ora la riduzione del numero delle Province va a impattare direttamente sui Consigli e sulle amministrazioni provinciali, ma indirettamente può avere altre conseguenze perché molte altre leggi dello Stato, magari vecchie di un secolo, fanno riferimento alle Province. Quindi, lasciando invariata tutta la legislazione finora esistente e riducendo soltanto il numero delle Province, si potrebbero aprire numerosi interrogativi relativi ad eventuali accorpamenti (perfino automatici) di altri enti e organismi che da sempre sono giuridicamente connessi alla dimensione provinciale.

Per esempio, cosa ne sarà delle Camere di Commercio? Rimarranno nella loro storica dimensione o saranno anch’esse accorpate? E con quali potenzialità e problemi relativi ad Enti autonomi economici dediti allo sviluppo dei rispettivi territori? Saranno accorpati anche gli organismi dello Stato di sicurezza e controllo del territorio, tutti a base provinciale, dalle Questure ai Comandi dei Carabinieri e della Guardia di Finanza e, sopra tutti le Prefetture? E l’ordinamento giudiziario territoriale subirà contraccolpi? Non è chiaro. Occorre comunque siano evitati equivoci che possa essere ridotto l’impegno dello Stato sui territori contro la criminalità di ogni genere. Insomma, ridurre le Province o addirittura abolirle è un’esigenza sentita da quando sono state istituite le Regioni a Statuto ordinario, ma occorre evitare incertezze ed equivoci sul mantenimento delle altre strutture pubbliche basate sulla dimensione provinciale.